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146 Erica Joy Mannucci
giacobino italiano come un intrigante già prima di arrivare in Fran-
cia . Alessandro Cutolo non credeva all’origine comacchiese e lo
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riteneva proprio napoletano, altri hanno dato invece credito a una
provenienza dal Ferrarese, basandosi sul cognome . Non si è certi
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neppure della data di nascita. La data solitamente menzionata dalla
storiografia è il 1740, perché Pio si era dichiarato cinquantatreenne
nel dicembre 1793 al processo all’ex ministro degli esteri Pierre-
Marie Lebrun-Tondu, che lui stesso – essendo stato impiegato al
ministero – aveva denunciato ai Comitati di salute pubblica e di
sicurezza generale per complotto con il nemico e complicità con il
generale traditore Dumouriez .
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Un altro documento suggerisce una possibile data alternativa. Si
tratta di una lettera del marzo 1803 al Presidente degli Stati Uniti
Thomas Jefferson, che Pio aveva frequentato a Parigi, da quando
l’americano vi era giunto come rappresentante diplomatico nel 1784
fino alla sua partenza, nel settembre 1789. «Les années me pèsent
et mon âme vieillit, mea duodenum trepidavit aetas claudere Lu-
strum», scriveva Luigi Pio adattando un verso di un’ode di Orazio e
lamentando quindi il compimento dei sessanta invece che dei qua-
rant’anni . Possiamo interpretare questo verso come riferimento al
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compleanno più recente e dunque considerare il 1743 come effettivo
anno di nascita di Pio?
Ancora una lettera a Jefferson, ricevuta a Monticello il primo mag-
gio 1819, testimonia che Pio era allora in vita, domiciliato al 284 di
rue Saint-Honoré, in modo più solido della Biographie universelle
44 Anf, F/7/4434, Scellés de Fabre d’Eglantine, Aventures du chevalier Pio, commis
au bureau de la guerre, s.d.
45 Per Alessandro Guerra, in G. Gorani, Dal dispotismo cit., p. 448, il cognome sug-
geriva di accettare questa provenienza: se guardiamo la distribuzione del (raro) cognome
Pio nell’Italia di oggi ci appare molto più diffuso nell’area centro-settentrionale che nel
Meridione, ma non particolarmente in Emilia-Romagna.
46 All’attività di denuncia di Luigi Pio è assegnato un ruolo chiave nel quadro del
rapporto tra politica e diplomazia rivoluzionarie da V. Martin, Louis-Antoine Pio: inven-
teur du complot de l’étranger et dénonciateur attritré des diplomates, in La diplomatie en
Révolution. Structures, agents, pratiques et renseignements diplomatiques. L’exemple des
diplomates français en Italie (1786-1796), thèse soutenue par Virginie Martin le 28 no-
vembre 2011, 3 voll.: vol. 2, pp. 452-471. Poco importa, secondo Martin, se le denunce
di Pio fossero fondate o meno: il punto è che Pio si sarebbe reso responsabile del discre-
dito politico che colpì la diplomazia repubblicana inventando la teoria del ‘complot de
l’étranger’. «C’est donc Pio» conclude l’autrice «qui a contribué à faire de la diplomatie
un aliment de la lutte des factions de l’an II, en faisant du choix de certains agents
diplomatiques un véritable crime politique» (p. 471).
47 T. Jefferson, The Papers of Thomas Jefferson, ed. B. B. Oberg, Princeton University
Press, Princeton 2013, vol. 40: 4 March to 10 July 1803, Louis Pio to Thomas Jefferson,
p. 123. La lettera è datata soltanto marzo 1803, ma è convenzionalmente datata 31
marzo 1803. La corrispondenza di Jefferson è consultabile sul sito https // founders.ar-
chives.gov/documents/Jefferson.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XX - Aprile 2023
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)