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Un napoletano nella Rivoluzione francese: appunti per una biografia di Luigi Pio 143
2. L’espatriato
Un dato che si rischia di non mettere in luce abbastanza è che
l’espatriato Luigi Pio non solo non sarebbe mai rientrato nella Peni-
sola, ma nonostante lo chiamassero ‘l’Italien’ fu caratterizzato dalla
netta assunzione di una nuova identità francese e, sembrerebbe, da
scarso interesse per la frequentazione di ex compatrioti. Come spiega
Anna Maria Rao, gli stranieri rifugiati in Francia nei primi anni della
Rivoluzione si immergevano nella politica francese schierandosi per le
diverse correnti, ma di solito nel farlo valutavano soprattutto le posi-
zioni di queste ultime in politica estera, quindi in relazione a eventuali
interventi militari nei loro paesi d’origine . Non si sente, leggendo gli
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interventi di Pio nel dibattito rivoluzionario, quel «distanziamento» pur
nella partecipazione che nei secoli ha spesso caratterizzato la presenza
di esuli ed espatriati nei paesi di accoglienza . Addirittura prima di
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dare le dimissioni dal suo ruolo di diplomatico, nel riferire a Napoli
sulla riunione degli Stati Generali, non riusciva a nascondere la sua
immedesimazione nelle vicende francesi. Non sorprendentemente, il
rapporto di Pio sull’atteggiamento dei rappresentanti del clero era
quello che più rivelava le sue opinioni personali: «I Preti, astutissima
genia, e che mai non rinuncia a quel carattere doppio e malizioso con
cui hanno fatto sempre la rovina del genere umano, vogliono restare
tra due fuochi ed hanno anche la malignità di intendersela di soppiatto
con il Ministero» .
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In Pio la naturalizzazione sembra rispecchiarsi in una volontà di
assimilazione anche culturale, più intensa anche di quella di un Fi-
lippo Buonarroti, che non rinunciò a occuparsi in prima persona della
libertà dell’Italia. Ecco ciò che Pio scriveva al «Mercure national» nel
novembre 1790:
(…) j’ai voulu être naturalisé françois; je le suis! Le titre de citoyen françois
m’honore mille fois plus que celui de chevalier, que j’ai solennellement abdiqué
dans le district des Feuillans; mille fois plus que celui de chargé d’affaires, et
de secrétaire d’ambassade (…). J’ai dit, je le répète, et jusqu’au dernier mo-
ment de ma vie, on me trouvera sur le chemin de la liberté 38 .
35 A.M. Rao, Esuli cit., p. 36.
36 P. Burke, Espatriati ed esuli nella storia della conoscenza, Il Mulino, Bologna,
2017, pp. 36-50. Un moto di ‘orgoglio italiano’ si trova nella sopracitata lettera a Filan-
gieri, che risale però all’inizio del 1781: «Desidero che tutta la Francia impari a rispet-
tarci un po’ meglio di quello che hanno fatto sinora», cit. in M. D’Agostini (a cura di),
Gaetano Filangieri e Benjamin Franklin cit., p. 20n.
37 A. Cutolo, Da diplomatico a giacobino cit., p. 404: queste missive sono ora perdute.
38 L. Pio, Cercle social cit., pp. 1507-1508 (corsivi nell’originale). In questo articolo
Pio dichiarava di aver tenuto tutte le minute della propria corrispondenza diplomatica
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XX - Aprile 2023
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)