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38 Ciro D’Arpa
e la “Felice” città di Palermo condividevano il ruolo di capitale del re-
gno, ospitando in alternanza la corte vicereale. Per tale ragione anche
per Mannelli e Zati fu una scelta strategica avere sedi operative in en-
trambe le città portuali, così da potere commerciare in tutto il regno.
Poiché avrebbero agito da luoghi diversi in autonomia, nell’inte-
resse comune, stabilirono di avere un ruolo paritario: avrebbero po-
tuto dare e ricevere ogni compenso avallandolo con l’apposizione della
loro firma giacché si erano designati, l’uno per l’altro, reciproco pro-
curatore. La procura generale gli avrebbe inoltre consentito di suben-
trare, di diritto e in qualsiasi momento, nelle negoziazioni e contratta-
zioni separatamente sottoscritte da ognuno per conto della società. A
loro volta si sarebbero potuti avvalere di altri soggetti terzi ai quali
conferire procura particolare . I due soci, e i loro rispettivi procura-
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tori, avrebbero trattato qualsiasi tipo di affare, previo accreditamento
alla Regia Tesoreria e alle “Tavole” delle città del regno ‒ principal-
mente quelle di Palermo e di Messina ‒ come ancora presso tutti gli
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altri uffici di ambito creditizio, giuridico e istituzionale. I loro atti com-
merciali e le transazioni, tanto con i privati, quanto con le istituzioni,
sarebbero stati certificati e attestati dai notai e dai depositari, sem-
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pre debitamente validati «nomina et cognomina» . I loro commerci non
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avrebbero avuto limiti di campo di azione come attesta la locuzione:
«ubique locorum et in quolibet mundi parte et toto orbe terrarum» .
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L’attività primaria della società sarebbe stata quella della compraven-
dita di generi alimentari: zucchero, legumi, derrate sotto sale, animali e
soprattutto il pregiato e abbondante grano siciliano, da prelevare in
“tratte” dai magazzini autorizzati. E anche manufatti vari come panni e
in Sicilia degli interessi commerciali della banca Corsini di Firenze (Asp, notaio Orazio
Allegra, vol.14217, 12 settembre 1606, cc.41r-42r, seconda numerazione). Antonio Vec-
chietti, Averardo Serristori, Carlo Ginori, Giacomo Iacopi e Giovanni Battista Galilei,
Asp, notaio Francesco Comito, vol.920, 1 dicembre 1621, cc. 260r-266v; vol. 921, 25
aprile 1623, cc.657-665v; vol.923, 8 maggio 1626, cc.545r-564r, seconda numerazione.
18 Pochi giorni dopo la registrazione dell’atto, Simone Zati si premurò di nominare
Ottavio Nicolini suo procuratore (Asp, notaio Orazio Allegra, vol.14200, 20 dicembre
1612, cc.14r-16r). A loro volta i due soci si trovarono spesso a operare come procuratori
per conto terzi; insieme allo stesso Nicolini lo furono per conto del banco fiorentino
Rondinelli e Gianfigliazzi al fine di recuperare dei crediti dovuti da Peri Maria Grazzini
(Asp, notaio Giovanni Luigi Blundo, vol.8524, 16 aprile 1614, cc.641r-644r).
19 La Tavola di Palermo (1552) e quella di Messina (1586) svolgevano attività di teso-
reria governativa e comunale.
20 Simone Zati ricorse prevalentemente ai notai: Orazio Allegra, Giovanni Luigi
Blundo, Cesare La Motta, Francesco Comito, Giovanni Battista Brocco, Pietro Arrighi e
Bartolomeo Spiticchi.
21 Asp, notaio Orazio Allegra, vol. 14220, c. 27r.
22 Ibidem.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XX - Aprile 2023
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)