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Mercanti e banchieri fiorentini a Palermo nel secolo XVII...      53


                    esonerati dal voto di povertà, dunque la eventuale scelta di entrare
                    nella comunità religiosa non avrebbe precluso anche a Simone Zati di
                    continuare ad amministrare in vita i suoi beni e poi, alla morte, desti-
                    narli a un uso benefico. Visse ancora dieci anni, durante i quali con-
                    solidò ulteriormente la sua posizione sociale. Dall’abate commendata-
                    rio di Santa Maria del Parco, residente a Innsbruck, dal 1651 ottenne
                    direttamente per sé, e reiteratamente, la gabella sull’intero feudo aba-
                    ziale del Parco e Partinico 111 . Con l’esperienza della gestione della ba-
                    ronia di San Blasio, prima,  e della commenda abaziale, poi, l’anziano
                    fiorentino affrontò l’ultima importante impresa della sua vita. Il 20 ot-
                    tobre del 1656, il Tribunale del Real Patrimonio aveva messo in vendita
                    lo stato e marchesato di Rifesi 112  aggiudicatoselo nel mese di aprile
                    dell’anno successivo 113 . Contestualmente Simone Zati stava provve-
                    dendo a ornare adeguatamente la sua cappella di San Giovanni Batti-
                    sta facendovi realizzare l’altare a edicola con colonne. Nell’estate del
                    1656  ne  aveva  avviato  i  lavori  con  munificenza  giacché  ornato  di
                    marmi pregiati, diaspri e agate, a emulazione degli altari di San Filippo
                    Neri e del Santissimo Crocifisso nella stessa chiesa 114 . La prospettiva
                    dell’imminente investitura nobiliare indusse il nostro fiorentino a cam-
                    biare però in corso d’opera il programma decorativo della cappella, ora
                    della famiglia Zati, marchesi di Rifesi. Con la sua datazione, costitui-
                    sce un prototipo del genere decorativo a commesso marmoreo deno-
                    minato a Palermo “a mischio, tramischio e rabischio” 115 , perché com-
                    prende tarsie piane, ornamenti in rilievo e vere e proprie sculture che,
                    nel caso specifico, rivestono  tutte le superfici, compreso il pavimento.



                    vol.8  (2020)  (https://oratoriosanfilipponeri.org/2021/01/25/miscellanea-storica-vol-
                    8/).
                       111  Nel 1651 ne fu prima arrendatore insieme a Giuseppe Valdes e in seguito il solo
                    gabelliere (Asp, notaio Pietro Arrighi, vol.4354, 30 marzo 1651, cc. 211r-v; 10 maggio
                    1651ivi, cc.251r-256v; notaio Bartolomeo Spiticchi, vol.4704, 1 settembre 1655, cc.1r-
                    8r). La gestione dei feudi abaziali comprendeva anche l’allevamento del bestiame, Idem,
                    vol.4739, 23 luglio 1657, cc.579r-v.
                       112  F.M. Emanuele e Gaetani marchese di Villabianca, Della Sicilia nobile, vol.II, Pa-
                    lermo 1757, pp.377-380.
                       113  L’atto di acquisto fu rogato dal notaio Pietro Graffeo di Palermo il 23 aprile del
                    1657, Avz, voll.40, 41, 44, 58, 206-265.
                       114  C. D’Arpa, Il commesso marmoreo a Palermo: altari e cappelle nella chiesa orato-
                    riana di Sant’Ignazio Martire all’Olivella, in M.C. Di Natale (a cura di), Splendori di Sicilia:
                    arti decorative dal Rinascimento al Barocco, catalogo della mostra (Palermo, 10 dicembre
                    2000 ‒ 30 aprile 2001), Charta, Milano 2001, pp.170-183; Idem, Architettura e arte re-
                    ligiosa cit.; Idem Gli opifici di pietre dure a Palermo e la Congregazione dell’Oratorio di
                    San Filippo Neri, in D. Esposito, V. Montanari (a cura di), Realtà dell’architettura fra
                    materia e immagine. Per Giovanni Carbonara: studi e ricerche, L’Erma di Bretschneider,
                    vol.I, Roma 2020, p.540.
                       115  S. Piazza, I colori del Barocco. Architettura e decorazione in marmi policromi nella
                    Sicilia del Seicento, Flaccovio, Palermo 2007.


                                                  Mediterranea - ricerche storiche - Anno XX - Aprile 2023
                                                           ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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