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                personaggi  coinvolti  dal  granduca,  Gaspere  Quingetti,  Bartolomeo
                Corsini e i Lus, erano partecipi o finanziatori degli affari della Compa-
                gnia delle Indie. Molto probabilmente l’arresto della nave, più che da
                dinamiche di competizione internazionale fra la Repubblica e il Gran-
                ducato, fu sollecitato da rivalità personali. Da studi approfonditi ri-
                sulta infatti che i mercanti citati dal Van der Neesen avessero collabo-
                rato negli anni successivi per la rovina della compagnia commerciale
                dei Lus in Russia e in Italia.
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                   Il 4 ottobre partì verso l’Olanda la prima lettera di protesta del gran-
                duca, che esprimeva il proprio sdegno e quello della Regina di Francia,
                ma tentava anche di persuadere gli Stati Generali in nome dei buoni
                rapporti fra la Toscana e i Paesi Bassi e, soprattutto, dei privilegi e la
                protezione accordati ai mercanti olandesi nel porto di Livorno . Gli
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                Stati Generali risposero che il Grande Leone d’Olanda, era una nave
                «principalmente fabricata per l’uso di guerra» e non adatta al presunto
                uso commerciale che intendeva farne il granduca .
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                   Il granduca intervenne celermente il 3 di novembre, con precise in-
                dicazioni all’agente su cosa fare e su cosa comunicare agli Stati Gene-
                rali per convincerli a liberare il galeone Livorno . Innanzitutto, si do-
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                vevano riottenere le vele, in modo da poter salpare dai Paesi Bassi alla
                prima buona occasione, con la promessa di non andare verso le Indie.
                Il Van der Neesen non avrebbe poi dovuto accennare a rappresaglie
                contro i mercanti olandesi, per non danneggiare il commercio di Li-
                vorno. Alla cautela seguivano le minacce: in caso di mancata restitu-
                zione della nave, l’eventuale acquisto di grani ordinati ad Amsterdam
                sarebbe stato deviato sul mercato di Danzica. Il granduca cercò dun-
                que di far leva sul suo potere economico per convincere gli Stati Gene-
                rali, consapevoli dell’importanza di Livorno per il commercio olandese
                nel Mediterraneo. Tuttavia, Ferdinando non poteva realmente tagliare
                i rapporti con i Paesi Bassi, che rappresentavano il suo principale ba-
                cino di rifornimento di cereali.
                   La corte fiorentina iniziò una fitta corrispondenza con la corte fran-
                cese, le autorità olandesi e i propri agenti, pianificando le mosse succes-
                sive in caso della sua liberazione . Ferdinando rivelò al fratello Giovanni
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                che avrebbe impiegato la nave per alcune imprese contro i turchi e non
                come precedentemente affermato, verso le Indie . Tuttavia, pochi giorni
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                dopo, il granduca richiese al Van der Neesen di informarsi se la Livorna
                fosse adatta o meno a navigare attraverso lo stretto di Malacca e lungo le


                   56  E.H. Wijnroks, Handel tussen Rusland en de Nederlanden, 1560-1640 cit., pp. 358-60.
                   57  Asf, Mdp, 67, c. 282, 4 ottobre 1606.
                   58  Asf, Mdp, 937, cc. 695, 756, 9 ottobre 1606.
                   59  Asf, Mdp, 67, c. 283, 3 novembre 1606.
                   60  Ivi, cc. 285, 286, 288, 290, 292, 294, 4 novembre 1606.
                   61  Asf, Mdp, 299, c. 172r, 12 novembre 1606.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XX - Aprile 2023
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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