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                   Mi  piacque  […]  sentire,  essere  stabilimento  di  governo  il  non  potersi  in
                quelle parti coglier le uve, e le ulive, prima che dal Sindaco dei rispettivi paesi
                con pubblico bando se n’accordi il permesso; e questo fa, che le frutta si col-
                gano quando a perfetta maturazione son giunte; Locchè non poco conduce alla
                sanità della vita umana. […]. Una maraviglia però mi fu raccontata, ed è che
                in alcune più calorose stagioni, ancorchè per l’intera està non fosse comparsa
                per aria gocciola d’acqua, pure vi fu tale abondanza di vino, che mancando i
                vasi da poterlo riporre, lasciavano pendenti le uve alla discrezione di chiunque
                coglier le volesse 55 .

                   Sempre dai coltivatori baresi, mentre si meraviglia dell’assenza di
                piantagioni di «celsi» per l’industria della seta e di apicoltura (riman-
                dando alla lezione di Genovesi), «seppi, che dopo la ricolta delle biade
                eravi il costume d’incendiare que’ campi, e questa parvemi un’ottima
                ragione per cui dovessero esser più fertili que’ terreni» .
                                                                    56
                   Dalle sue pagine viene fuori il ritratto, realistico, di una regione in
                cui la povertà è estremamente diffusa. Povertà che la stessa scrittrice
                verifica di persona visitando, ad Andria, la casa di un giardiniere, un
                «tugurio», i cui abitanti «mi fecero […] avvisata, che vuol dire crescere
                secondo la natura, e dalla tenera età avvezzarsi al disaggio». Qui, «un
                dotto Amico, che grata compagnia ci prestava, riflettendo allo stesso,
                disse così; chi non affermerebbe, che lo stato di queste Persone sia più
                felice di ogn’altro?» . Ugualmente, a Foggia affronta la condizione di
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                estrema povertà in cui versano i contadini della zona, e con inaspet-
                tata modernità si concede slanci propositivi, suggerendo l’intervento
                dello Stato per la costruzione di canali d’irrigazione, l’istituzione di un
                pubblico  Monte  per  provincia  e  una  Legge  Agraria  apposita,  oltre
                all’idea di puntare sulla coltivazione del tabacco. Auspica inoltre la co-
                struzione di ospedali pubblici, come a Napoli, e di ricoveri nelle cam-
                pagne .
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                   Tutti i personaggi che emergono dalle pagine di questo racconto di
                viaggio, e che offrono alla giovane e nobile viaggiatrice una «gradevole
                compagnia» , hanno uno spessore e un vigore dovuto al fatto di non
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                essere cristallizzati in stereotipi o idealizzazioni, ma di essere i prota-
                gonisti di una complessa, e ben connotata, struttura sociale. In un
                tale contesto non privo di contraddizioni, l’attenzione della scrittrice
                non può non ricadere soprattutto sulla componente femminile di quel-


                   55  Ivi, pp. 14, 17.
                   56  Ivi, pp. 19-20.
                   57  Ivi, pp. 53-54.
                   58  Per avere un’idea dei problemi, ma soprattutto dell’irriducibile varietà e originalità
                del corso storico che interessò il Mezzogiorno, non solo settecentesco, in termini di svi-
                luppo economico, ripresa e limiti, è indispensabile G. Galasso, Storia del Regno di Napoli
                cit., vol. VI, Società e cultura del Mezzogiorno moderno, pp. 393-599.
                   59  M. Perrino, Lettera cit., p. 3.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XX - Agosto 2023
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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