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Il sud Italia nello sguardo di due viaggiatrici settecentesche. Un approccio storico 353
natura sociale, la definizione di Placanica riportata sopra. È molto fre-
quente nelle lettere, e quindi nella quotidianità del viaggio, il riferi-
mento alla patria, soprattutto in termini di comparazione tra i due
paesi (enfatizzava la superiorità morale del popolo inglese rispetto a
quello italiano, spesso ritenuto, ad eccezione della classe aristocratica,
‘incivile’ ), e ciò lascia intuire una certa difficoltà a integrarsi («we were
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extremely pleased to find a great many English here») . Una sensa-
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zione di distacco (già percepita da Walpole, come si diceva) che si ri-
scontra anche nella narrazione di alcuni eventi drammatici. Così, rac-
contando dell’omicidio di un ragazzino biasimava la madre che si la-
sciava ‘consolare’ con maccheroni e cioccolata; non conosceva eviden-
temente l’usanza di portare cibo alla famiglia del defunto, nelle ore
immediatamente successive alla morte, come segno di attenzione, e
non di consolazione .
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Altre volte Anna, con un cenno di resistenza agli stereotipi, ricono-
sce invece qualcosa agli autoctoni (una delle loro guide) in termini di
conoscenza:
It is really surprising to observe the natural taste of these poor people, and
how much of history true and false they know, considering their education,
etc.: though they are often bewildered and confused in regard to ancient dates
and events, confounding legendary tales (handed down to them by their fore-
fathers) with historical facts 41 .
Questo disagio nei confronti della tradizione del luogo (e la tenta-
zione di paragonare i due paesi) era piuttosto frequente tra gli inglesi;
e anche tra le viaggiatrici era abbastanza generalizzato cercare la com-
pagnia dei propri compatrioti e nutrire diffidenza verso gli autoctoni.
In alcuni casi, la propensione a mantenere questo tipo di distanza si
può riconoscere nella scelta di tradurre i nomi delle città, dei perso-
naggi famosi, dei quadri (è quanto fece, ad esempio, la saggista Mary
38 Hester Lynch Piozzi, scrittrice e salonnier inglese, avrebbe invece interpretato l’‘in-
civiltà’ del popolo italiano come passionalità, contrapponendola alla notoria compo-
stezza degli inglesi (P. Guida, Scrittrici con la valigia cit., p. 114). Altre lamentavano
l’ignoranza, l’inaffidabilità, la tendenza all’imbroglio, o una certa libertà di costumi e la
frivolezza delle italiane, che poteva produrre indignazione ma anche emulazione (come
nel caso di Fanny Lewald Stahr, che in Italia scoprì una nuova sensualità e fisicità).
Sempre Fanny e poi Marie von Ebner-Eschenbach lodavano invece negli italiani la spon-
taneità, la laboriosità, il fascino, la gentilezza, l’allegria. Cfr. ivi, pp. 127-130.
39 [A. Riggs Miller], Letters from Italy cit., vol. II, p. 45. Improvvisamente però un
segnale di modestia, parlando di percezione del popolo inglese da parte degli ufficiali
olandesi: «They are strongly prejudiced to the British nation; I say prejudiced, for they
think better of us than we merit» (ivi, p. 101).
40 Ivi, pp. 59-60.
41 Ivi, p. 127.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XX - Agosto 2023
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)