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392 Pinella Di Gregorio
“micro spaziale” nella storia sociale . Ciascun spazio veniva conside-
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rato come un'entità unitaria da studiare in profondità, in modo da di-
stillare l'universalità del processo storico generale nel locale. Il rispec-
chiamento del macro nel micro comportava una relazione diretta e mec-
canica tra la specificità del sito e i fenomeni generali. Ovviamente l'ap-
proccio allo spazio locale come contenitore di fenomeni globali presup-
poneva un rapporto verticale e induttivo tra micro e macro. Una visione
metodologica dicotomica basata su centro e periferia sulla quale si eser-
citò anche con ottimi risultati la ricerca storica o sociologica.
Tuttavia, lo spatial turn implementando una concezione degli spazi
per nulla neutra ma costruita socialmente e culturalmente ha indotto
ad un ripensamento anche all’interno dell’approccio microstorico .
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Lungi dall'essere l'epifenomeno di processi che si svolgono in un'altra
dimensione, lo spazio deve essere studiato nella sua dimensione retico-
lare come prodotto locale di connessioni esterne/interne e relazioni so-
ciali. Un metodo che scardina la dicotomia centro/periferia alla ricerca
dei flussi e delle circolazioni di uomini e donne, di beni e capitali .
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L’approccio global lives of things, come è stato definito dagli studiosi
stessi che lo praticano, è stato utilizzato nella storia delle migrazioni,
degli scambi commerciali ed anche per individuare interazioni politico-
amministrative tipiche degli imperi europei presupponendo non solo
un flusso circolare tra colonia e potenza coloniale ma anche dei terri-
tori colonizzati tra di loro. È, dunque, assai interessante nonché ricco
di suggestioni il fatto che la svolta spaziale originata dalla scommessa
sull'importanza degli spazi sia stata declinata in una prospettiva tran-
slocale per una visione più articolata del “globale” . Insomma, la pe-
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culiarità dei territori non sta nella loro specificità, nella loro contrap-
posizione e/o assimilazione al contesto, ma delle correlazioni tra il
56 Per questa ricostruzione dell’origine del termine, si rimanda senz’altro a C. Ginz-
burg, Microstoria. Due o tre cose che so di lei, «Quaderni storici», n. 86 (1994), ora in Id.,
Il filo e le tracce, Milano, Feltrinelli, 2006 (2015). Manifesto della corrente può essere
forse considerato il testo di C. Poni e C. Ginzburg, Il nome e il come: mercato storiografico
e scambio disuguale, «Quaderni storici», n. 40 (1979), pp. 181-190.
57 J. Revel, Microanalisi e costruzione sociale, in Id. (a cura di), Giochi di scala. La
microstoria alla prova dell’esperienza, Viella, Roma 2006 traduzione del volume Jeux
d'échelles: la micro-analyse à l'expérience / textes rassemblés et présentés, Paris, Galli-
mard Seuil, 1996. Per una interpretazione simile a quella qui proposta: M. Gribaudi,
Scala, pertinenza, configurazione, Ivi, pp. 113-46, pp. 121-2; A. Torre, I luoghi dell’azio-
ne, Ivi, pp. 301-17.
58 Due gli ambiti di studio principali delle global microhistories: le cosiddette global
lives, (commodity chains) e i transcultural studies. Vedi C. De Vito, Verso una microstoria
translocale (micro-spatial history), «Quaderni Storici», Fasc. 3 (dicembre 2015), pp. 815-
828.
59 Ivi, p. 821.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XX - Agosto 2023
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)