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La comparazione storica di fronte allo ‘spatial turn’: dilemmi e virtù di un metodo 387
Negli anni Ottanta un duro colpo alla “narrazione” eurocentrica fu
sferrato dal lavoro dello storico-economico Immanuel Wallerstein fau-
tore dell’analisi del sistemi-mondo . Un modello interpretativo messo
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a punto utilizzando una delle principali categorie braudeliane, quella
appunto dell’economia mondo . Se il progetto di una storia universale
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che cercava di narrare le grandi civiltà in modo comparato era comun-
que basato sull'assunto non tanto implicito che solo l'Occidente rap-
presentasse la “modernità” e che quindi l'eccezionalismo europeo giu-
stificasse in qualche modo il suo dominio globale, anche la teoria dei
sistemi - mondo di Wallerstein ha stabilito una ferrea teleologia tra
centro, periferia e semiperiferia che subordina tutte le storie “altre”
all'esito finale del dominio coloniale. In tale quadro, non è un caso che
l'antropologo storico Eric Wolf abbia criticato l'attitudine delle disci-
pline storiche, anche le più critiche verso il modello capitalista/occi-
dentale, di mappare il mondo secondo catalogazioni gerarchiche .
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Giacché leggere in termini classificatori le relazioni tra popoli in un'ot-
tica binaria dominio/subordinazione significava di per sé escludere
l'esistenza stessa di altri mondi e altre storie .
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Ma fu soprattutto la prospettiva anti “orientalista” di Edward Said
a far cadere come un castello di carta la costruzione occidentale come
un unicum globalista. Fin dall’espansionismo europeo di età moderna,
accanto al dominio politico e territoriale e allo sfruttamento econo-
mico, la conquista coloniale ha inciso profondamente sulla struttura
del sapere. La relazione tra sapere e potere è divenuta parte integrante
dell'imperialismo. L'orientalismo è stato il “discorso” culturale che ha
cui il più noto è forse quello di P. Kennedy, The Rise and Decline of Great Powers, Vintage
New York 1987 tradotto in italiano, id Ascesa e declino delle grandi potenze, Garzanti
1999. Sulla geografia politica e sulla nascita del concetto di geopolitica vedi il mio P. Di
Gregorio, Ripensare la Geopolitica. Storia, metodi, prospettive, in L. Scalisi, C. Hernando
Sanchez (a cura di) Fra le mura della modernità: le rappresentazioni del limite dal Cin-
quecento ad oggi, Viella, Roma 2019, pp. 95-215.
37 I. M. Wallerstein, The modern world-system, Academic Press, New York, 1974. La
teoria del sistema mondo si è affermata come una delle alternative macro-storiche più
importanti rispetto alla teoria della modernizzazione. Il modello rappresentò un nuovo
paradigma storico sulla nascita del capitalismo sul piano mondiale. Un’analisi che si
allacciava alla logica dell’espansione europea ma cercava di precisarla attraverso un’im-
postazione sistemica. Grande influenza hanno avuto sulla teoria mondo le opere di Karl
Polany 1886-1994), la teoria della dipendenza così com’è stata sviluppata negli anni 60
soprattutto in e per l’America Latina, e ovviamente l’opera di Fernando Braudel (1902-
1985). La teoria dei sistemi/mondo trovò nel 1976 la propria patria istituzionale nel
Fernand Braudel Center della Binghamton University dello stato di New York, dove Wal-
lerstein insegnava insieme ad altri rappresentanti della teoria come Terence Hopkins.
38 L. Di Fiore, M. Meriggi, World History cit. pp. 18-19.
39 E. R. Wolf, Europe and the People without History, University of California, Berkley,
1982.
40 M. Geyer, C. Bright, World History in a Global Age, «The American Historical Re-
view», Vol.100, N.4 (Oct.,1995), pp.1034-1060, in particolare pp. 1036-38.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XX - Agosto 2023
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)