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La comparazione storica di fronte allo ‘spatial turn’: dilemmi e virtù di un metodo 389
anche il darwinismo sociale di uno Spencer . Da parte sua, la cultura
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orientalista si era messa al servizio del progetto imperialistico inner-
vando le strutture dell'amministrazione coloniale. I geografi si erano
impegnati a disegnare confini a mappare regioni via via che esse rica-
devano sotto il dominio europeo. L'espansione europeo/occidentale
negava, dunque, valore agli spazi considerati contenitori vuoti che an-
davano riempiti con il proprio modello statale/nazionale .
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Nel secondo dopoguerra, la geografia, e in particolare la geografia
politica, godeva, quindi, di una cattiva reputazione come disciplina
messasi al servizio del potere, con la conseguenza di una prevalente
dimensione pratica che ne aveva inficiato la validità euristica. Dob-
biamo aspettare gli studi di Henri Lefebvre ed anche alcuni lavori di
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Michel Foucault per ritrovare al centro dell'analisi lo spazio come stru-
mento essenziale alla comprensione del funzionamento del capitali-
smo .
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In questa cornice, il geografo David Harvey coniò la fortunata me-
tafora della «compressione spazio-temporale» che caratterizza la so-
cietà post-moderna, altra famosa locuzione inventata da Liotard .
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Harvey, quindi, indagò la trasformazione dei processi economici che,
dagli anni Settanta, avrebbero coinvolto la realtà occidentale ripren-
dendo gli strumenti dell'analisi marxista nel tentativo di utilizzarli per
chiarire il passaggio dal modello di produzione fordista all’accumula-
zione flessibile o meglio alla finanziarizzazione del capitalismo. Per
Harvey, quindi, la logica di fondo restava immutata: ecco perché non
si poteva parlare di nuova epoca, né di cambio di paradigma.
Alla fine, il capitalismo è sempre costretto ad accelerare il tempo
della rotazione del capitale che è «il tempo della produzione insieme al
tempo della circolazione dello scambio» . La persistente necessità di
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43 B. Warf, S. Arias, S. (eds.), The Spatial Turn. Interdisciplinary Perspectives,
Routledge, London New York, 2009, pp. 2-3. Negli anni Venti in un contesto di rifles-
sione critica la scuola di Chicago rimise al centro della sociologia urbana lo spazio for-
mato dalla combinazione delle esperienze di gruppi etnici, migranti, lavoratori e dalla
rete di relazioni sociali scontando tuttavia una lettura stereotipata della strutturazione
dei rapporti di classe nel micro e delle gerarchie di potere nel sistema mondiale.
44 Vedi il mio P. Di Gregorio, Frontiere. L'impero britannico e la costruzione del Medio
Oriente Contemporaneo, Carocci Editore, Roma 2012.
45 Per Lefebvre lo spazio non doveva essere inteso solo come un oggetto concreto ma
anche nella sua dimensione relazionale. Vedi H. Lefebvre, La Production de l’Espace.
Paris, Anthropos 1974, l’edizione inglese id. The Social Production of Space. Oxford:
Blackwell, 1991.
46 M. Foucault, Space, Knowledge, and Power, in P. Rabinow, Foucault Reader, New
York: Pantheon Books, pp. 239-256.
47 F. Liotard, La condizione postmoderna. Rapporto sul sapere, Feltrinelli, Milano
1981.
48 D. Harvey, The Condition of Postmodernity: An Enquiry into the Origins of Cultural
Change, Oxford: Basil Blackwell, 1989, p. 229.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XX - Agosto 2023
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)