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400 Aurelio Cernigliaro
supposti testamenti del principe e di suo cugino ha finito per esser
precipuamente legata alla icona di Bertel Thorvaldsen in Piazza del
Mercato realizzata su incarico del re bavarese Ludwig: una ulteriore
attestazione, secondo Schwarzmaier, che alla realtà si preferiva ancora
una volta anteporre l’immaginazione.
Nella precipua prospettiva, invece, di ‘smitizzazione’ del personag-
gio e dell’intera vicenda che lo vide coinvolto così come cristallizzata
nel comune sentire si articolano i primi tre contributi del volume, che
si apre con un breve e sentito intervento di S.A.R. Bernardo, principe
di Baden, evocativo dell’incontro di studio del 21 ottobre 2018.
Giancarlo Andenna nel suo intervento (Da Federico II a Corradino. Il
tramonto degli Svevi) mette a fuoco, in particolare, la congiuntura poli-
tica di metà Duecento, allorché le varie componenti in gioco (imperatore
e centro del potere sovrano, Chiesa, ordini religiosi e grandi complessi
monastici, feudalità alta e bassa, mondo funzionariale del Regno, civi-
tates) vennero a confrontarsi, spesso a collidere, fra loro entro lo schema
formale della Pacis cultum. In un crescendo di tensione, l’arco temporale
che va dal 1239 – il 20 marzo, domenica delle Palme fu pronunziata la
sentenza di scomunica di Federico II e il 7 aprile con l’enciclica Sedes
Apostolica di Gregorio IX disponente l’annunzio dell’anatema ai principi
e a tutto l’orbe cristiano – al 1250, allorché, passando per la ‘seconda’
scomunica pronunziata dal Concilio a Lione, il verus imperator, papa
Innocenzo IV, aveva dato con giubilo (Lætentur Cœli et exultet terra) no-
tizia della scomparsa dell’“Anticristo”, viene da Andenna correttamente
proposto nei tratti peculiari del regimen che di lì a poco, dal grande giu-
rista Bartolo, sarebbe stato configurato come tirannide ex parte exercitii,
ossia come l’eccesso praticato nell’esercizio concreto del potere da chi
ne fosse stato pur legittimamente investito. Dopo un decennio di cre-
scente violenza si profilava una stroncatura, nell’ottica della Chiesa
‘provvidenziale’, per le sorti del partito ghibellino in Italia. Tant’è, per
eliderne con prontezza gli effetti, che senza frapporre indugi Corrado IV,
nel fondato timore che il pontefice potesse mettere in discussione la li-
nea della successione sveva nel Regnum, rivendicandone la titolarità
feudale, si affrettò a scendere dalla Baviera, ove si trovava, nella peni-
sola per prender possesso dell’eredità paterna. Com’è noto, fu accolto
dal fratellastro Manfredi, rimasto in Sicilia e con il quale stabilì inizial-
mente un buon rapporto di reciproco sostegno contro i feudatari e i cen-
tri urbani, tra cui si segnalavano Napoli e Capua, che avevano aderito
al partito guelfo.
Intanto, però, anche papa Innocenzo IV, di rientro da Lione, si af-
frettava a trasferire la curia pontificia a Napoli, avviandovi una ge-
stione diretta del Regno. Non poteva che essere patente ed immediata
la frizione tra le parti, soprattutto in considerazione dell’operato con-
creto di quel giovane principe pur “biondo, bello e di gentile aspetto”,
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XX - Agosto 2023
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)