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Contradin for ever? Il mito al vaglio della storia 405
tare un ostacolo oggettivo inoppugnabile in analogia a quanto prati-
cato a suo tempo con Federico II, erano pur sempre i comportamenti
del principe che lasciavano trasparire la raggiunta maturità di un
adulto. Era, pertanto, l’insieme dei requisiti dinastici e delle doti per-
sonali a rendere Corradino ydoneus ai diritti e ai doveri connessi al
ruolo di re dei Romani e futuro imperatore.
Ma era propriamente un terzo documento, uno speculum principis,
attribuibile allo stesso notaio, che metteva pienamente a fuoco le virtù
di governo ineludibili in un principe, tra cui si segnalava in particolare
nell’esercizio della iustitia il ricorso ad un uso moderato della pietas,
ricorrente, a dir del cancellarius, nei comportamenti del giovane svevo.
Sul fronte opposto, naturalmente, si sviluppava con fermezza la in-
vettiva pontificia. Alle minacce e diffide lanciate da Alessandro IV, che
aveva senza meno scomunicato Corrado, il pontefice aggiungeva che la
perfidia già di Federico era ereditaria, proprio come «il basilisco deriva
dal serpente, un albero malato porta frutti ancora peggiori». In definitiva
per il papa Corradino era un regulus inadeguato (ineptus) al compito,
sia per età sia perché appartenente al genus pravum degli svevi. I toni,
non di meno, appaiono decisamente inasprirsi in connessione con l’ag-
gravarsi dei rapporti tra papa Urbano IV, il mentovato francese Jacques
Pantaléon, e Manfredi, ritenuto appartenente ad una viperea stirps. Ne
derivò in conseguenza che la partenza di Corradino il 18 novembre 1267
venisse configurata da papa Clemente IV come un attacco diretto alla
Chiesa. Le implicazioni a tal punto si realizzano “a cascata”: implacabile
la scomunica a causa della sua ‘temerarietà’ e ‘malitia’. Corradino era
proclamato hostis ecclesiæ manifestus La lotta contro lo svevo assumeva
i caratteri propri della crociata e la battaglia di Tagliacozzo del 23 agosto
con la esecuzione del 29 ottobre suggellò la fine della dinastia sveva con
gli stessi tratti biblici che Carlo d’Anjou richiamava nella lettera di co-
municazione al papa della vittoria.
Ed è, quindi, proprio muovendosi nell’ambito della storiografia ‘pro-
pagandistica’ filopapale che Saba Malaspina, feroce accusatore di Cor-
rado IV e di Manfredi, tiranni assetati di sangue paragonati, come già
nelle lettere papali, al faraone che aveva perseguitato il popolo eletto
d’Israele e a Lucifero, l’angelo cacciato dal cielo, mostrava l’inadegua-
tezza del giovane svevo per mancanza di esperienza e di capacità di
discernimento, un pullum aquile (un aquilotto implume). L’inadegua-
tezza, segnalata dalla fragilità umana mostrata da Corradino innanzi
alla piega degli eventi, si era peraltro sviluppata in un contesto ingan-
nevole e menzognere, proprio quello che lo aveva portato alla sconfitta,
alla condanna e all’esecuzione.
In chiusura dell’interessante contributo, la Studiosa si sofferma
ancora una volta sulla procedura di costruzione/de-costruzione
praticata dal notaio da Prezza nella famosa Adhortatio ad Henricum
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XX - Agosto 2023
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)