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402 Aurelio Cernigliaro
Andenna segnala che, andando ancora oltre l’esito di quella sventurata
spedizione, almeno nella prospettiva d’oltralpe teutonica, «il mondo
svevo intendeva riprendere la questione della legittimità della succes-
sione ereditaria sul Regno di Sicilia che i papi avevano negato con forza».
Risultano già delineati i termini della questione che avrebbe visto di lì a
poco infiammarsi lo scontro tra potere regio e potere papale sino
all’aspro conflitto tra Filippo IV il Bello e Bonifacio VIII, riecheggiato nel
De Potestate Regia et Papali di Jean de Paris.
Il contributo di Giovanni Vitolo, che segue, sin dal titolo (Tra evento
e messaggio. La condanna-esecuzione di Corradino) chiarisce la chiave
interpretativa adottata nel porre a fuoco la decapitazione di Corradino
e dei suoi nel Campo del Moricino. Chiarisce, in particolare, che «non
si trattò soltanto dell’esecuzione capitale» di avversari politici, non rara
nel mondo medievale, «ma anche e soprattutto di un messaggio che il
re volle rivolgere ai ceti dirigenti della città e del Regno» in ordine ai
suoi progetti espansionistici ed alla luce di questo “filtro ottico” rilegge
l’intera vicenda.
Anzitutto, di quella ‘rappresentazione’, «paragonabile ad una trage-
dia greca», Vitolo individua i protagonisti avvalendosi precipuamente,
come fossero ‘copioni teatrali’, delle due principali fonti cronachisti-
che, di cui disponiamo, la Chronica di Saba Malaspina e l’Historia Si-
cula di Bartolomeo di Neocastro. Prendono, così, ‘anima’ i vari attori
alla ribalta: le ‘vittime sacrificali’, il ‘boia’, il confessore, il logoteta del
sovrano, i sindaci delle città di Principato e di Terra di Lavoro. Ma non
mancano i particolari di altri partecipi di riguardo all’evento: i cavalieri
francesi e i primates Regni, ossia gli esponenti più in vista della nobiltà
feudale ‘sollecitati’, evidentemente, ad assistere allo ‘spettacolo’ perché
ne serbassero memoria. Della partecipazione diretta di Carlo si discute
e lo studioso, nel quadro della strategia comunicativa dell’accadi-
mento, conviene sulla presenza del re in funzione di garante della le-
galità della procedura, ma reputa probabile il suo allontanamento
dalla piazza all’atto dell’esecuzione proprio al fine di fugare ogni im-
pressione di agir per vendetta e non in via di giustizia.
Di particolare rilievo appare anche l’individuazione meticolosa del
‘campo visivo’ e, traendo spunto dall’espressione videntibus singulis,
Vitolo chiarisce puntualmente quanto, nell’ambito del fenomeno della
‘risemantizzazione’, abbia rilevanza, soprattutto per il Medioevo, il
peso delle parole. Così, circa il luogo dell’evento, ossia l’area del Mer-
cato, l’autore, con la sua notoria competenza delle dinamiche socio-
economiche della città di Napoli, dà ampiamente e in maniera convin-
cente conto dell’opzione praticata rispetto a pur altre soluzioni che sa-
rebbero state possibili.
Dal piano rappresentativo l’autore del contributo passa, quindi, ad
una interessante diagnosi storica della vicenda e da una sostanziale
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XX - Agosto 2023
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)