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                Andenna segnala che, andando ancora oltre l’esito di quella sventurata
                spedizione,  almeno  nella  prospettiva  d’oltralpe  teutonica,  «il  mondo
                svevo intendeva riprendere la questione della legittimità della succes-
                sione ereditaria sul Regno di Sicilia che i papi avevano negato con forza».
                Risultano già delineati i termini della questione che avrebbe visto di lì a
                poco  infiammarsi  lo  scontro  tra  potere  regio  e  potere  papale  sino
                all’aspro conflitto tra Filippo IV il Bello e Bonifacio VIII, riecheggiato nel
                De Potestate Regia et Papali di Jean de Paris.
                   Il contributo di Giovanni Vitolo, che segue, sin dal titolo (Tra evento
                e messaggio. La condanna-esecuzione di Corradino) chiarisce la chiave
                interpretativa adottata nel porre a fuoco la decapitazione di Corradino
                e dei suoi nel Campo del Moricino. Chiarisce, in particolare, che «non
                si trattò soltanto dell’esecuzione capitale» di avversari politici, non rara
                nel mondo medievale, «ma anche e soprattutto di un messaggio che il
                re volle rivolgere ai ceti dirigenti della città e del Regno» in ordine ai
                suoi progetti espansionistici ed alla luce di questo “filtro ottico” rilegge
                l’intera vicenda.
                   Anzitutto, di quella ‘rappresentazione’, «paragonabile ad una trage-
                dia greca», Vitolo individua i protagonisti avvalendosi precipuamente,
                come fossero ‘copioni teatrali’, delle due principali fonti cronachisti-
                che, di cui disponiamo, la Chronica di Saba Malaspina e l’Historia Si-
                cula di Bartolomeo di Neocastro. Prendono, così, ‘anima’ i vari attori
                alla ribalta: le ‘vittime sacrificali’, il ‘boia’, il confessore, il logoteta del
                sovrano, i sindaci delle città di Principato e di Terra di Lavoro. Ma non
                mancano i particolari di altri partecipi di riguardo all’evento: i cavalieri
                francesi e i primates Regni, ossia gli esponenti più in vista della nobiltà
                feudale ‘sollecitati’, evidentemente, ad assistere allo ‘spettacolo’ perché
                ne serbassero memoria. Della partecipazione diretta di Carlo si discute
                e  lo  studioso,  nel  quadro  della  strategia  comunicativa  dell’accadi-
                mento, conviene sulla presenza del re in funzione di garante della le-
                galità  della  procedura,  ma  reputa  probabile  il  suo  allontanamento
                dalla piazza all’atto dell’esecuzione proprio al fine di fugare ogni im-
                pressione di agir per vendetta e non in via di giustizia.
                   Di particolare rilievo appare anche l’individuazione meticolosa del
                ‘campo visivo’ e, traendo spunto dall’espressione videntibus singulis,
                Vitolo chiarisce puntualmente quanto, nell’ambito del fenomeno della
                ‘risemantizzazione’,  abbia  rilevanza,  soprattutto  per  il  Medioevo,  il
                peso delle parole. Così, circa il luogo dell’evento, ossia l’area del Mer-
                cato, l’autore, con la sua notoria competenza delle dinamiche socio-
                economiche della città di Napoli, dà ampiamente e in maniera convin-
                cente conto dell’opzione praticata rispetto a pur altre soluzioni che sa-
                rebbero state possibili.
                   Dal piano rappresentativo l’autore del contributo passa, quindi, ad
                una interessante diagnosi storica della vicenda e da una sostanziale





                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XX - Agosto 2023
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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