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316 Fabrizio D’Avenia
1. La Chiesa del re: rappresentazioni e realtà
Nel 1575 Tiziano dipinse ne La Religione soccorsa dalla Spagna una
drammatica rappresentazione di una monarchia che si percepiva in
quel momento come universal e nel secolo successivo si sarebbe defi-
nita católica per eccellenza . Dieci anni dopo, Hieronymus Wierix diede
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vita a un Gesù che «concede la insignia del poder – il classico globus
cruciger – a Felipe II, mientras el Papa le observa con envidia» . Nell’in-
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cisione dell’artista fiammingo, che molto lavorò per i gesuiti , Gregorio
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XIII pone infatti anche lui le mani sul mondo, quasi a contenderlo al
re cattolico . Si trattava della plastica resa iconografica della più ge-
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nerale e perenne contesa tra principi e papi circa gli iura sacra, «diretta
conseguenza del fatto che la divisione delle competenze fra il potere
civile e quello ecclesiastico in età moderna è tutt’altro che netta, dal
momento che su di esse grava un’intricata sovrapposizione di fedeltà
politiche, appartenenze nazionali e diritti di esazione fiscale» .
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Nel caso di Madrid e Roma entrarono in gioco due pretese concor-
renti di universalismo politico-religioso. Quello spagnolo fu di fatto
prevalente fino agli anni ’60 del XVI secolo, a fronte di un papato assai
più concentrato sulla costruzione di un forte Stato nel centro della
penisola italiana. L’eredità dell’universalismo di Carlo V – allargatosi
grazie alla conquista ed evangelizzazione americana, rese possibili
dalla concessione pontificia del patronato regio – passò al figlio Filippo
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II, sebbene ridimensionata dall’enorme perdita di una parte della cri-
stianità, passata al protestantesimo, e reinterpretata «nel senso della
1 I. Fernández Terricabras, Felipe II y el clero secular. La aplicación del concilio de
Trento, Sociedad Estatal para la Conmemoración de los Centenarios de Felipe II y Carlos
V, Madrid, 2000, p. 21; J. Martínez Millán, La evolución espiritual de la Monarquía his-
pana durante el periodo denominado postridentismo, «Miscelánea Comillas. Revista de
Ciencias humanas y sociales», 78/152 (2020), pp. 247-266.
2 G. Parker, Felipe II. La biografía definitiva, Editorial Planeta, Barcelona, 2010, p. 247.
3 J.W. O’Malley, Saints or Devils Incarnate? Studies in Jesuit History, Brill, Leiden,
2013, p. 260.
4 Esiste un’altra versione “americana” e molto più tarda della stessa rappresenta-
zione, intitolata Alegoría del Nuevo Mundo (1721), tela di José de la Mota, nella quale
«Felipe II trasmuta en un innominal e intemporal rey de España, poniendo de relieve
como el imperio atlántico sustituye progresivamente en el imaginario hispánico al im-
perio europeo»: V. Mínguez, Sine Fine. Dios, Los Habsburgo y el traspaso de las insignias
del poder en el Quinientos, in J. Martínez Millán et al. (coords.), La doble lealtad: entre
el servicio al rey y la obligación a la Iglesia, numero monografico di «Librosdelacorte.es»,
6 (2014), p. 173.
5 F. Motta, Politica e religione. Dal confessionalismo alla secolarizzazione, in V. Lave-
nia (a cura di), Storia del cristianesimo III. L’età moderna (secoli XVI-XVIII), Carocci,
Roma, 2015, p. 352, a cui rimando per una bibliografia sul tema (pp. 377-378).
6 Cfr. infra, nota 23.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XX - Agosto 2023
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)