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                sue varie e articolate declinazioni, progetto che abbracciava diversi po-
                poli nel segno di una comune identità greca, fosse essa o religiosa, o
                linguistica,  o  letteraria,  oppure  religiosa,  linguistica  e  letteraria  in-
                sieme . Come rileva Francesco Scalora, l’idea del coinvolgimento dello
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                zar venne formulata, peraltro, negli anni dell’impresa rivoluziona greca
                che avrebbe condotto alla nascita di uno Stato indipendente dall’Im-
                pero ottomano. Le vicende politiche elleniche avevano dunque risve-
                gliato il sentimento di vicinanza tra le comunità albanofone di Sicilia
                e il mondo genericamente greco, che in quel momento veniva ricono-
                sciuto comunque ancora nello zar, sebbene di lì a poco la mediazione
                russa sarebbe stata soppiantata da Ottone I .
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                   Il segretario di Stato della Santa Sede, Giulio Maria Cavazzi della
                Somaglia, venuto a conoscenza della missiva, avvertì velocemente il
                nunzio di Napoli con dispaccio riservato, invitandolo alla immediata
                sospensione  dell’affare  da  estendere  anche  alla  corte  borbonica ,
                                                                                  54
                avendo  pure  appreso  da  fonti  segretissime  che  la  colonia  di  Piana
                avrebbe potuto addirittura separarsi dalla comunione con la Chiesa
                romana. Tanto l’affare era riservato e tante le preoccupazioni che de-
                stava a Roma, che Cavazzi della Somaglia chiese alla Segreteria di ci-
                frare alcune parti della missiva, in modo da non essere facilmente in-
                telligibile qualora fosse stata intercettata nel viaggio verso il nunzio .
                                                                                  55
                Il biglietto, cifrato, giunse invece a destinazione .
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                   Nel frattempo, Andrej Jakovlevič Italinskij, ministro plenipotenzia-
                rio russo a Napoli , tramite nota confidenziale alla Santa Sede comu-
                                 57
                nicò che Borgia si era rivolto anche a lui per fare pressione sulla corte
                borbonica affinché desse l’exequatur al breve del 1820, e chiudere la
                partita senza dilungarsi oltre .
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                   La Congregazione di Propaganda Fide, già convinta che la conces-
                sione della Collegiata fosse una pessima idea per i risvolti politici che
                poteva generare, con l’ottenimento della protezione di Alessandro di
                Russia – che già aveva offerto le sue premure – temeva chiaramente
                che i siculo-arbëresh si abbandonassero definitivamente allo scisma,
                e «un tal timore ha tanto maggior fondamento in questo caso perché i


                   52  Cfr. A. Falcetta, Ortodossi nel Mediterraneo cattolico cit., pp. 244-245.
                   53  Cfr. F. Scalora, «Sacra Eufēmia, ossia buoni augurj di felicitazioni» cit., p. 184
                   54  Aav, Segr. Stato, Esteri, b. 457, minuta del segretario di Stato al Nunzio Apo-
                stolico, 24 giugno 1825, n.c.
                   55  Ivi, minuta del segretario di Stato al nunzio apostolico 23 agosto 1825, n.c.
                   56  Aav, Arch. Nunz. Napoli, b. 120, 23 agosto 1825, n.c.
                   57  Per una recente e accurata disamina dei rapporti tra Napoli e la Russia nella
                tarda età moderna si veda ancora D. Amore, Napoli, San Pietroburgo e il Mediterra-
                neo cit.
                   58  Aav, Arch. Nunz. Napoli, b. 120, Lettera di Italinsky al segretario di Stato, 3
                giugno 1825, n.c.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XX - Dicembre 2023
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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