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                Arciprete, lese in quanto assenti dal breve suddetto . La pratica venne
                                                                 36
                allora dirottata in Consulta per le indagini di rito.
                   Nemmeno la Congregazione di Propaganda Fide si era trovata d’ac-
                cordo sulla faccenda, convinta che la richiesta fosse stata inoltrata dal
                clero di Piana e poi ottenuta con l’inganno , mediante una falsifica-
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                zione di informazioni per mostrarsi «satis nomine suo clara, et Illu-
                stris», come poi venne riportato nel breve. Difatti, alla richiesta di con-
                cessione della Collegiata era stato allegato un certificato di numera-
                zione delle anime del sindaco di Piana, Demetrio Petta, che ne contava
                circa 6000, di cui 4500 professanti il rito greco e le restanti 1500 il
                rito latino, benché fossero in quanto a «linguaggio, vestire ed usanze
                […] conformi ai professanti il rito greco […] essendo in continuo con-
                tatto coi sopradetti ceti greci, forza è che quanto al modo di vivere civile
                sieguano le costumanze greche» . Dello stesso avviso di Propaganda
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                era l’arcivescovo di Monreale per il quale la cittadinanza di Piana an-
                dava  ridimensionata  nel  numero  e  nella  qualità,  definendolo  paese
                «ignobile» .
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                   Data la battuta di arresto della faccenda a Napoli – e che rispondeva
                solo a questioni finanziario-organizzative, attesa la volontà ferma del
                sovrano di concessione della Collegiata – le forze ecclesiastiche locali,
                ma  anche  curiali,  tentarono  in  tutti  i  modi  di  bloccare  lo  sviluppo
                dell’iniziativa.  All’opposizione  giurisdizionale  di  Monreale  si  aggiun-
                sero le questioni più propriamente canoniche legate agli statuti della
                Collegiata redatti al 1820. Il dibattito che si aprì interessò tutti i livelli
                gerarchici della Chiesa (dall’arciprete di San Demetrio alle Congrega-
                zioni curiali, passando dai vescovi e dal nunzio apostolico a Napoli) e
                si  incentrò  inizialmente  su  una  presunta  frizione  tra  le  norme  che
                avrebbero  governato  la  Collegiata  e  le  regole  del  Seminario  di  Pa-
                lermo . Sulla base della documentazione reperita è possibile indivi-
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                duare l’attrito nel numero dei canonici da impegnare nella Collegiata
                –  venticinque  –  considerato  da  Propaganda  Fide  troppo  elevato,  in



                   36  Aav, Arch. Nunz. Napoli, b. 120, L’arcivescovo di Palermo al segretario della
                Congregazione Concistoriale, 27 luglio 1821, c. 29rv.
                   37  Aspf, Acta, vol. 187, Ristretto del cardinale ponente De Gregorio cit.
                   38  Aav, Arch. Nunz. Napoli, b. 120, Certificato del sindaco Demetrio Petta, c. 9rv.
                   39   Ivi,  L’arcivescovo  di  Monreale  al  nunzio  apostolico,  19  gennaio  1824,  cc.
                120r-121v.
                   40  Regole del Seminario italo-greco-albanese di Palermo approvate dalla Santità
                di nostro signore papa Benedetto XIV, nella stamperia della Sagra Congregazione
                di Propaganda Fide, Roma, 1757; si vedano anche in Asep, Seminario greco-alba-
                nese,  n.  1,  le  varie  copie  delle  regole,  manoscritte  e  a  stampa.  Per  una  storia
                dell’istituzione e delle sua carte, si veda S. Manali, Il Seminario greco-albanese di
                Palermo e la memoria documentaria delle comunità arbëreshe. Inventario, Palermo
                University Press, Palermo, 2021.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XX - Dicembre 2023
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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