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590 Sara Manali
La complessità dell’erezione della Collegiata stava tutta qui. Il so-
vrano vi leggeva, probabilmente a ragione, una lotta politica «nella
quale figurano da una parte il Governo, e dall’altra de’ sudditi che si
pongono in opposizione alle sue vedute, non per il solo caso che è in
esame, ma per sistema e per abitudine» e nella quale si combatteva
«per spirito di partito [e non] per spirito di Religione» . Le parole del
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nunzio però tradivano anche la preoccupazione, condivisa dalla Co-
rona e dalla Santa Sede, che un rifiuto categorico e un annullamento
del procedimento relativo alla Collegiata avrebbe potuto esasperare gli
animi delle comunità siculo-arbëreshe anche in relazione alle ingenti
somme profuse per il progetto, fino a indurli a compiere «qualche pas-
sio decisivo», alludendo alla situazione geopolitica dei vicini Balcani .
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Da quel momento in poi l’affare conobbe uno sblocco improvviso.
Scongiurato il pericolo russo, comprovata la fedeltà degli arbëreshë
alla Chiesa di Roma, vera o presunta, il Decreto Concistoriale di ere-
zione della Collegiata venne inviato in copia da Roma al nunzio apo-
stolico a Napoli il 23 giugno 1827 , seguito dal breve definitivo di
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Leone XII Moderantibus del 27 luglio 1827 . Giovanni Borgia, nel frat-
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tempo scomparso nel 1826, non poté però vedere la concretizzazione
del suo lavoro.
Degli esiti successivi della Collegiata non si sa molto . Damiano
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Como riferisce che non entrò mai in funzione: dopo la bolla del 1827
«da parte sua, ancora una volta, fece opposizione l’Arciv. Balsamo di
Monreale, cui era demandata l’esecuzione della bolla. La Collegiata re-
stò così definitivamente bocciata, nonostante il Re con decreto del 30
novembre 1830 e la Consulta generale del Regno si fossero espressi in
64 Aav, Segr. Stato, Esteri, b. 461, Lettera del nunzio apostolico a Napoli al se-
gretario di Stato, 1 settembre 1825, n.c.
65 Ivi, Lettera del nunzio apostolico a Napoli al segretario di Stato, 6 dicembre
1825. A questo proposito, si riportano le pertinenti riflessioni di F. Scalora nel
contributo più volte citato, «Sacra Eufēmia, ossia buoni augurj di felicitazioni»: «La
prospettiva di una unione politica greco-albanese sollecitò in più occasioni la co-
scienza dei patrioti italo-albanesi, nella speranza che il clamore dei successi insur-
rezionali greci potesse coinvolgere in qualche modo anche le sorti della vicina na-
zione albanese. Se la particolare attenzione politica, che gradualmente maturava
in rapporto alle coeve vicende storiche greche, trovava una giustificazione nelle
marcate relazioni esistenti sul piano ideale tra il movimento nazionale greco e la
formazione della contemporanea ideologia albanese, per quanto riguarda invece le
questioni religiose, che continuavano ad affannare gli animi delle comunità alba-
nofone di Sicilia, lo sguardo dei dotti siculo-albanesi nella prima metà del secolo
XIX non cessava di volgere alla Grecia», pp. 183-184.
66 Aav, Arch. Nunz. Napoli, b. 43, cc. 479r-486v.
67 Aspf, Acta, vol. 190, cc. 506r-520v. Cfr. G. Moroni, Dizionario di erudizione
storico-ecclesiastica da S. Pietro sino ai nostri giorni, vol. XXXII, dalla Tipografia
Emiliana, Venezia, 1844, p. 152.
68 Ci si riserva, a questo proposito, di indagare ulteriormente.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XX - Dicembre 2023
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)