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                ghiande che i maiali fatti pascolare dallo zio nel bosco di Calatamauro
                avevano mangiato .
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                   L’andirivieni dinanzi al notaio continuava nei giorni successivi con
                molteplici pretese per debiti presunti o accertati . C’era anche chi di-
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                chiarava di avere ricevuto quanto dovuto per il proprio credito . I de-
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                biti del maestro giustiziere erano considerevoli e gli stessi esecutori, il
                4 agosto, dichiaravano dinanzi al notaio che Matteo di Termini aveva
                redatto un testamento in scriptis in cui aveva istituito il nipote erede
                di tutti i beni feudali e burgensatici e aveva disposto che i fedecom-
                missari assolvessero i suoi legati e pagassero i debiti entro un anno
                dalla data della morte. Matteo Sclafani, dunque, sarebbe entrato in
                possesso dei beni solo dopo che gli esecutori avessero eseguito plenarie
                i legati e dato giusta ragione a chi dopo la sua morte si fosse presentato
                asserendo che Matteo «de bonis suis iniuste aliquod habuisse» .
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                   Alla morte dello zio , lo Sclafani si trovava ad affrontare anche
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                liti in famiglia per una causa con la vedova Costanza Ebdemonia.
                La nobildonna aveva ricevuto dal padre Nicola una ricca dote com-
                posta  da  centoquarantacinque  onze  in  denaro,  gioielli  e  corredo.
                Sono i vestiti e i gioielli che danno la misura del ruolo e della ric-
                chezza degli Ebdemonia: dalle sete e tessuti preziosi, agli abiti lun-
                ghi con bottoni d’oro, ai copricapi, alla biancheria ricamata, per fi-
                nire con i gioielli dalle diverse fogge e tipologie, tra cui spiccano gli
                orecchini a pendente ed il filo di perle. Tra i diversi beni riportati
                nel  contratto  dotale,  venivano  elencati,  oltre  al  «viridarium  iuxta
                portam sancti Georgii», una vigna «cum duabus peciis terrarum» in
                contrada Siberi, una bottega fuori Porta Patitelli «prope logiam Ia-
                nuensium»; un fondaco «secus flumen Conciarie»; una casa solerata
                «in contrata Halcie»; una vigna; una bottega «in ruga Pisanorum»; la
                casa vicino Porta Busuldeni .
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                   Costanza aveva mantenuto l’elevato tenore di vita anche dopo il ma-
                trimonio, contratto con regime rigorosamente “alla greca”; aveva vis-
                suto  con  il  marito  in  quel  palazzo  che  il  maestro  giustiziere  aveva


                   34  02-08-1309. Ivi, cc. 388v- 389r.
                   35  Trentotto onze e dodici tarì, il 02-08-1309 (Ivi, cc. 387v-388r); dodici onze, il
                02-08-1309 (Ivi, c. 388); quattro onze, il 04-08-1309 (Ivi, c. 391r); trentuno onze,
                il 04-08-1309 (Ivi, c. 392v).
                   36  01-08-1309. Ivi, cc. 384v-385r;
                   37  Ivi, cc. 391v-392r.
                   38  Avvenuta tra il 12 giugno 1308 e il 31 luglio 1309. Cfr. A. Marrone, Repertorio
                della feudalità (1282-1390), Associazione Mediterranea, Palermo, 2006 (Quaderni -
                Mediterranea. Ricerche storiche,1), p. 421.
                   39  02-02-1279. Bcc, Tabulario, perg. 2. 27. M. 20. Sui beni dotali, cfr. anche G.
                Bresc-Bautier -H. Bresc, Une maison de mots, Associazione Mediterranea, Palermo,
                2014, II, doc. VII, pp. 358-363.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XX - Dicembre 2023
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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