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                   L’immagine più completa della cultura del ceto civile di questo pe-
                riodo  si  ritrova  nello  studio  del  Reggente  Giovanni  Camillo  Cacace,
                personaggio eminente dell’apparato burocratico napoletano, membro
                della nobiltà di toga, tanto colto quanto ritirato e solitario . La sua
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                enorme biblioteca, che contava più di duemila volumi – sia giuridici
                che di curiosità e svago –,raccoglieva tutte le fonti d’informazione ame-
                ricane a Napoli dal secondo Cinquecento, e praticamente tutti i libri
                che abbiamo considerati finora . La conoscenza dello spagnolo, i le-
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                gami con la cultura vicereale che dovette conoscere nell’Accademia de-
                gli Oziosi e nelle istituzioni napoletane e, infine, la facilità con cui riu-
                sciva a procurarsi i libri stranieri, condussero alla formazione di una
                sezione americana originale, nella quale comparivano: una «Historia
                oriental» di Herrera , un «Gobierno de las Indias Occidentales» – forse
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                le leggi delle Indie –, la Historia del Regno del Cile, e un’altra d’autore
                americano –la più precoce che abbiamo trovato a Napoli–: la «Florida
                del Inca», cioè l’Inca Garcilaso de la Vega . Tra i libri del Cacace tro-
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                viamo, inoltre, l’«Imperio della China», in spagnolo ; l’«Origen de los
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                Indios» di Gregorio García, una «Historia de las Indias» – di López de
                Gómara, Las Casas, o forse Oviedo –, l’«Arte di navigar» di Pedro de
                Medina, in italiano, e una «Historia del Perù»  sempre in italiano. Tut-
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                tavia, il fatto più importante di questa raccolta è che ci permette di
                documentare la diffusione napoletana dell’«Historia de las Indias» di
                José  de  Acosta,  libro  che  aveva  anticipato  la  rivoluzione  del Tesoro
                messicano, strettamente legato alla Napoli spagnola .
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                Nei palazzi nobiliari

                   Dovettero essere le notizie sui viaggi e sulle scoperte a ispirare il
                pittore dilettante che abbozzò una caravella sulle mura del castello
                Pandone  a  Venafro,  nei  primi  anni  del  Cinquecento.  Poi  un  artista
                molto più navigato affrescò la sala della rocca con delle scene di con-
                quista  americana  ed  addirittura  un  grazioso  tacchino .  I  vecchi
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                   64  G. Intorcia, Magistrature del Regno di Napoli cit., p. 282.
                   65  Sui libri spagnoli del Cacace: E. Sánchez García, En torno al Quijote de la
                biblioteca del napolitano Giovanni Camillo Cacace, «Hesperia», XXVI, 1 (2023), pp.
                71-80.
                   66  Probabile traduzione spagnola delle peregrinazioni di Fernão Mendes.
                   67   Inca  Garcilaso  de  la  Vega,  La florida del Ynca,  En  Lisbona,  Impresso  por
                Pedro Crasbeeck, 1605.
                   68  Attribuibile al portoghese Álvaro Semmedo.
                   69  Ancora una volta, sembra che fosse quella di Cieza de León.
                   70  S. Brevaglieri, Natural desidero di sapere cit., p. 33.
                   71  G. Morra, F. Valente, Il Castello di Venafro, Ferrazzano, Edizioni Enne, 2000.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XX - Dicembre 2023
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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