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Le ultime volontà di Artale D’Alagona, vicario generale del Regno di Sicilia 207
dal pontefice , del quale Manfredi si può meritatamente gloriare. Dal
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notaio Faustino de Saliceto è denominato potens dominus Dei gratia
dux Gerbarum etc., comes Meliveti, Claramontis et Mohac ac terrarum
Ragusie et Nari dominus, Regni Sicilie admiratus et vicarius una cum
sociis generalis. A differenza di Artale, che aveva tenuto a dimostrare
rispetto e fedeltà alla regina, il Chiaromonte nel suo testamento non
fa mai riferimento a Maria, che solo nella datazione è ricordata come
regina dal giudice Ubertino de Federico, per il suo anno di regno. Figlio
naturale di Giovanni Chiaromonte, morto nel 1342, Manfredi non do-
veva avere molta differenza d’età rispetto ad Artale d’Alagona. Come
lui, non lasciava figli maschi, che gli potessero succedere, ma cinque
figlie femmine, le quali erano ancora in pupillari etate: Elisabetta, Co-
stanza, Giovanna, Eleonora e Margherita, nate dalla seconda moglie
Eufemia, figlia di Francesco Ventimiglia. Istituì erede la primogenita
Elisabetta, la quale aveva già contratto gli sponsali con Nicolò, figlio
dell’altro vicario Guglielmo Peralta, assegnandole la dote matrimoniale
e la contea di Malta con l’isola di Gozo. Alla secondogenita Costanza
lasciò la dote, già consegnata pro maiori parte, per le nozze con Ladi-
slao di Durazzo, re di Sicilia, di Gerusalemme e d’Ungheria, che il 15
agosto 1390 erano state benedette a Gaeta da Bonifacio IX , e dette
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la possibilità, se avesse avuto figli maschi, di recuperare il ducato di
Gerba, le cui isole erano già perdute, versando alle sorelle un com-
penso di cinquantamila fiorini. Lasciò duemila onze ciascuna alle altre
tre figlie, parte in pecunia, parte in arnesio et iocalibus sponsalicii, ad
arbitrio della madre, e la possibiltà per ognuna di loro, ma non per
Costanza, di sostituire la primogenita, subentrandole in ordine di età.
Per succedere nella contea di Malta i discendenti si sarebbero dovuti
cognominari de Claramonte et deferre arma de Claramonte. A seconda
delle situazioni che si sarebbero verificate, prelegavit alla terzogenita
Giovanna la terra di Castronovo, alla quartogenita Eleonora il castello
e la terra di Bivona, alla quintogenita Margherita il castello e il casale
di Carini e il feudo e il fortilicium di Comiso. Nelle sue previsioni il
testatore considerò perfino il caso che il ducato di Gerba e le contee di
Chiaromonte e di Modica finissero nelle mani di un unico erede, per
disporne la separazione, appena ci fossero due figli maschi.
25 S. Fodale, Scisma ecclesiastico e potere regio in Sicilia. Il duca di Montblanc e
l’episcopato tra Roma e Avignone (1392-1396), Palermo 1979, doc. 5, pp. 141-143;
Idem, Documenti del pontificato di Bonifacio IX, Palermo 1983, doc. 36, pp. 44 s.;
Idem, Alunni della perdizione. Chiesa e potere in Sicilia durante il grande scisma
(1372-1416), Roma 2008, pp. 66-68.
26 A. Cutolo, Re Ladislao d’Angiò Durazzo, Napoli 1968, pp. 99 s.; Fodale, Alunni
cit., p. 92.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XXI - Aprile 2024
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)