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208 Salvatore Fodale
A parte la comune esigenza di perpetuare il nome di famiglia, dal
confronto col testamento di Artale d’Alagona si nota l’assenza di indi-
cazioni sia sul governo delle importanti città e terre demaniali, sia sul
trasferimento del vicariato generale del Regno, che con le contee andrà
ad Andrea Chiaromonte . Sicché dalle località menzionate (isole di
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Malta, Gozo e Gerba, terre e castelli di Castronovo, Bivona, Carini e
Comiso, più Chiaromonte, Modica, Ragusa e Naro) si ricava un’idea
sommaria e molto riduttiva della signoria chiaromontana, in netto
contrasto con gli ambiziosi matrimoni contratti dalle figlie. Risulta tut-
tavia evidente l’incompletezza del transunto, nel quale compare per-
fino l’indicazione esplicita vacat pagina alba. Manca la nomina degli
esecutori testamentari, non vi sono disposizioni per la vedova, né pro
anima e nemmeno per il funerale e la sepoltura.
Anche il testamento di Francesco Ventimiglia, esaurientemente
esaminato da Orazio Cancila , conferma i caratteri generali e gli obiet-
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tivi familiari, presenti nelle disposizioni degli altri due vicari del Regno:
subordinazione della discendenza femminile, trasmissione perpetua
del patrimonio e del nome della famiglia, tramite l’assunzione del co-
gnome e delle armi. Nemmeno in questo transunto, come in quello del
Chiaromonte, si trovano delle disposizioni sulla successione nel vica-
riato generale del Regno, che alla morte del Ventimiglia passò al figlio
Antonio, né sul governo di città e terre demaniali. Potrebbe dipendere
dalla incompleta conoscenza delle volontà testamentarie originali, op-
pure più probabilmente da una diversa linea di condotta di Chiaro-
monte e Ventimiglia nella trasmissione dell’ufficio, in quanto il loro
vicariato non risaliva direttamente alla volontà regia. La trasmissione
testamentaria del vicariato generale del resto non era stata praticata
nemmeno dal duca d’Atene, Giovanni d’Aragona, morto il 3 aprile
1348, il quale col titolo di vicario generale aveva continuato a gover-
nare il Regno, anche dopo la morte del fratello Pietro II, per il nipote
re Ludovico. Pure del testamento del duca, redatto il 9 gennaio 1348,
ci resta, nelle pergamene del tabulario di Santa Maria del Bosco, un
transunto, benché anteriore rispetto agli altri, della seconda metà del
Quattrocento, che Raffaele Starrabba , pubblicandolo nel 1869, de-
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finì “una pessima copia” . Avendo istituito erede universale il figlio
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Federico, dato la dote alle due figlie, immaginato la nascita di altri
27 S. Fodale, Chiaramonte, Andrea, in “Dizionario Biografico degli Italiani”, 24
(1980); P. Sardina, Palermo e i Chiaromonte: splendore e tramonto di una signoria.
Potere nobiliare, ceti dirigenti e società tra XIV e XV secolo, Caltanissetta-Roma
2003, p. 79.
28 Cancila, I Ventimiglia cit., I, pp. 76-84.
29 S. Falletta, Starrabba, Raffaele, in “Dizionario Biografico degli Italiani”, 94
(2019).
30 R. Starrabba, Giovanni d’Aragona, duca d’Atene e Neopatria, Palermo 1869.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XXI - Aprile 2024
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)