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22 Daniela Santoro
Il vincolo tra notaio e ospedale non richiedeva infatti un’esclusività
nel rapporto professionale, come dimostrano altri esempi: a Roma, i
notai del S. Spirito o i notai-segretari delle confraternite laicali non
lavoravano solo per l’istituzione che li aveva assunti ma svolgevano
attività privata ; a Napoli il rapporto tra l’Annunziata e il suo notaio
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di fiducia, Petruccio Pisano, non appare dettato da vincoli di esclusi-
vità e del notaio si conservano protocolli notarili che contengono atti
non specificamente legati agli enti assistenziali .
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Con le stesse modalità, in maniera non esclusiva ma continua, Ni-
cola Aprea svolse la sua attività notarile anche a servizio di enti assi-
stenziali e confraternali: significativo che a lui si rivolgessero nel no-
vembre 1450 i confrati di una confraternita palermitana, San Giacomo
la Massara, con la richiesta di trascrivere nei suoi registri «pro cauthela
dicte fraternitatis» una concessione accordata da Alfonso V per la cele-
brazione dell’ufficio divino; le lettere attestanti quella concessione, per
quanto non abrase seu cancellate, dovevano essere ricopiate: «in for-
mam publicam redigi debere ac de eisdem strumentum publicum
fieri» . Questo è d’altronde il primo compito di ogni notaio, uomo onesto
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e onorato: saper scrivere utilizzando i termini giuridici e le formule
adatte, in modo da trasmettere quella publica fides implicita nella sua
funzione . Un ruolo tanto più importante nel caso di servizio prestato
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a un ospedale: il notaio doveva essere abile nel tradurre le istanze
dell’ospedale in forme giuridiche efficaci e garantire una corretta ge-
stione degli interessi dell’ente assistenziale.
trocento, in A. Gamberini, M.L. Mangini (a cura di), Flos studiorum. Saggi di storia
e di diplomatica per Giuliana Albini, Pearson Italia, Milano-Torino, 2020, pp. 283-
302.
50 Cfr. A. Esposito, Gli archivi di ospedali e confraternite come fonti per la storia
assistenziale e sociale di Roma, in G.T. Colesanti, S. Marino (a cura di), Memorie
dell’assistenza cit., p. 212.
51 A Napoli il processo di ‘fidelizzazione’ dei notai si fa evidente a partire dalla
seconda metà del XV secolo: l’incarico di notaio ufficiale dell’ospedale cominciò a
tramandarsi di generazione in generazione, come dimostra il caso della famiglia
Russo, di cui sette membri lavorarono nelle vesti di notai ufficiali dell’Annunziata
nell’arco di un secolo (1466-1565): S. Marino, Un patrimonio storico a rischio: l’archi-
vio dell’Annunziata di Napoli, in G.T. Colesanti, S. Marino (a cura di), Memorie
dell’assistenza cit., p. 225. A Palermo, il notaio Antonio Cappa fu procuratore del
monastero di S. Caterina per ventisei anni, dal 1357 al 1383; cfr. P. Sardina, Il
monastero di Santa Caterina e la città di Palermo (secoli XIV e XV), Associazione Me-
diterranea, Palermo, 2016, pp. 122-125.
52 V. Russo, Il fenomeno confraternale cit., p. 55.
53 Cfr. D. Piñol Alabart (ed.), La auctoritas del notario en la sociedad medieval:
nominación y prácticas, Trialba, Barcelona, 2015; G.T. Colesanti, D. Piñol, E. Sakel-
lariou (a cura di), Il Notaio nella società dell’Europa mediterranea (secc. XIV-XIX),
«RiMe. Rivista dell’istituto di Storia dell’Europa Mediterranea», 9 (2021).
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XXI - Aprile 2024
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)