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Morire in ospedale: il malato e il notaio (Palermo, 1435) 23
Non sappiamo se l’Ospedale grande di Palermo ufficializzasse l’as-
sunzione alle sue dirette dipendenze di un notaio, obbligato di norma
alla tenuta di un apposito protocollo destinato a rimanere nell’archi-
vio dell’ospedale: nei capitoli del 1442 sono molte le figure professio-
nali previste collegate all’utilizzo della scrittura nella gestione ospe-
daliera (tesoriere, avvocato, procuratore) ma non un notaio. I capitoli
del 1442 contemplarono tuttavia la presenza di una «persuna experta
ki haia carricu di chercari et notari li institucioni, substitucioni, le-
gati et donacioni» fatte all’ospedale, da annotare ordinatamenti in un
quaternu o iuliana 54 . Diventava infatti sempre più importante affi-
darsi a professionisti della scrittura in grado di tutelare dal punto di
vista giuridico e patrimoniale l’ospedale, disponendo una razionale
ed efficiente organizzazione amministrativa . Ad ogni modo, a pre-
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scindere da quella formalizzazione, la presenza nei protocolli del no-
taio Nicola Aprea, attivo tra il 1426 e il 1460 , di un numero consi-
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stente di atti (testamenti, donazioni, enfiteusi) riguardanti il grande
e nuovo ospedale palermitano, si rivela spunto per successivi appro-
fondimenti, supportando con elementi aggiuntivi il legame tra il no-
taio Nicola Aprea e il nuovo ente ospedaliero, e verificando eventual-
mente il medesimo processo di fidelizzazione per altri notai, della
stessa famiglia Aprea ma non solo.
Nicola Aprea risulta morto il 16 marzo 1462; da un inventario dei
beni dello stesso notaio, a beneficio del figlio ed erede universale Giro-
lamo, ricaviamo ulteriori informazioni: il nome della moglie di Nicola,
Bartholomia, ma soprattutto l’orizzonte culturale del notaio, tratteg-
giato dai libri posseduti («certi libri et certe scripture»; un «liber Remigii
super Epistolis Paulis»; un Opus Jheronimianum) e dai tanti oggetti
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elencati: dalla bombarda di metallo alle suppellettili d’argento per la
tavola; dai gioielli, anelli principalmente, alla «campana ad opus aque
rose», l’alambicco per la distillazione del preparato; dalle monete (alfon-
54 S. Sambito Piombo, Fonti archivistiche cit., p. 39.
55 Sul caso del notaio comasco Ruggero Beccaria, attivo nel Duecento, e la sua
variegata attività connessa agli ospedali di montagna, cfr. R. Pezzola, Il notaio e
l’ospedale. Affermazione personale e servizio alla comunità di San Romerio di Brusio
e di Santa Perpetua di Tirano nelle scritture di Ruggero Beccaria (sec. XIII), Associa-
zione culturale Ad Fontes APS Montagna in Valtellina (SO), 2022.
56 Dato ricavato dal confronto tra gli inventari notarili dell’Archivio di Stato di
Palermo.
57 H. Bresc, Livre et société en Sicile (1299-1499), Centro di studi filologici e lin-
guistici siciliani, Palermo, 1971, p. 229, doc. 139. Nel caso del primo testo, si tratta
forse di un commento alle Lettere di S. Paolo di Remigio di Auxerre, monaco bene-
dettino vissuto in età carolingia; il secondo sarebbe relativo a S. Girolamo, Padre
della Chiesa incaricato della revisione della traduzione latina della Bibbia. Notiamo
che il nome dato da Nicola al figlio erede universale è Girolamo.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XXI - Aprile 2024
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)