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24 Daniela Santoro
sini, ducati veneti) alle tovaglie da barba. Un contesto agiato, come di-
mostrerebbe l’ampiezza della casa, strutturata in vari ambienti (cam-
mara superiori; sala; loco supra cammaram novam; dispensa; scriptorio)
ricchi di mobili, corredi, stoffe pregiate come il panno di Francia figura-
tum. Il notaio dispone anche di alcuni schiavi: due donne, una bianca,
Margherita, e una nera, Pascua, e tre uomini, due neri, Martino e Gio-
vanni, e uno bianco, Giorgio . Non è da escludere che la connessione
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con il grande ospedale palermitano si rivelasse per il notaio Aprea stru-
mento di affermazione professionale e mezzo per accrescere e consoli-
dare ricchezza, privilegi, potere.
Note conclusive
Andrea de Clara detta il suo testamento al notaio Nicola Aprea nel
dicembre 1435, mentre si trova ricoverato presso l’Ospedale grande di
Palermo, luogo che lo aveva accolto non in qualità di povero ma di am-
malato, destinato a ricevere le cure di medici e chirurghi che lavorano
per l’ospedale: nel 1439 il chirurgo dell’ospedale è Bartolomeo de Man-
tua, con un salario di 6 onze d’oro annue . E dagli statuti dell’ospedale
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del 1442 risulta che due medici, un fisico e un chirurgo, erano tenuti
due volte al giorno almeno a visitare «lu hospitali et li malati et providiri
cum bona dilicengia di tucti quilli remedii» necessari .
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Non siamo a conoscenza di ulteriori particolari circa la condizione
di Andrea. Non sappiamo di che tipo di malattia soffrisse (troviamo
solo la consueta formula eger corpore), da quanto tempo si trovasse
ricoverato, che mestiere svolgesse o che età avesse, se si trovasse a
Palermo per via della sua malattia o per caso, se avesse o no familiari
in grado di accudirlo in un ambiente domestico: tuttavia, anche in
mancanza di tali informazioni, quest’unica testimonianza fornita dal
notaio Nicola Aprea della presenza di un ammalato all’interno del-
l’ospedale appena impiantato è di valore inestimabile, tenuto conto del
fatto di non disporre di un archivio ordinato e in un’unica sede come
per altre città ma di fonti sfilacciate dislocate in varie strutture con-
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servative. Le lacune documentarie che caratterizzano la storia del-
l’ente assistenziale palermitano non consentono analisi quantitative:
58 G. Bresc-Bautier, H. Bresc, Une maison de mots cit., tome V, doc. DXX, pp.
1600-1607. L’inventario è conservato in Asp, N, notaio Giacomo Randisi, reg. 1152,
cc. 121-124.
59 Ascp, As, 32/1, c. 67v.
60 S. Sambito Piombo, Fonti archivistiche cit., p. 38.
61 Un modello esemplare è sicuramente l’Ospedale Maggiore di Milano: P. Galimberti,
L’Ospedale Maggiore di Milano e “la fortuna di avere un Archivio così ben ordinato”, in
G.T. Colesanti, S. Marino (a cura di), Memorie dell’assistenza cit., pp. 45-82.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XXI - Aprile 2024
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)