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Morire in ospedale: il malato e il notaio (Palermo, 1435) 21
1450, Guglielmo de Siniscalco, ospedaliere del grande ospedale di
Palermo, con il consenso dei rettori dell’ospedale Tommaso Crispo e
Nicola Bonomo, concede in enfiteusi a Matteo de Giacinto, di Pa-
lermo, per il censo annuo di 24 tarì, una casa terranea e un casalino
nel quartiere Conceria, in ruga de Balatis .
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Di estremo interesse un documento in cui Andrea de Saba, profes-
sore di teologia e ospedaliere dell’ospedale grande di Palermo, presente
davanti al notaio Nicola Aprea, «sponte et nomine dicti hospitalis» pone
il tredicenne Enrico Scuderi, «de pueris expositis in ipso hospitali seu
ut vulgariter dicitur di li gictatelli» – dunque uno dei fanciulli esposti
accolti dall’ospedale – a servizio del sarto Nicolò de Sbarbato per quattro
anni, per imparare il mestiere, con l’accordo che i primi due anni
avrebbe avuto insegnamenti e scarpe, gli ultimi due anni cibo, bevande,
scarpe e un letto per dormire .
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I dati ricavabili dal testamento di Andrea de Clara, in cui è Nicola
Aprea il notaio che si reca in ospedale al capezzale dell’ammalato
ricoverato, per metterne per iscritto le ultime volontà; la presenza nei
registri notarili di Nicola Aprea di un numero consistente di atti ri-
conducibili alla storia dell’Ospedale grande tra cui una serie di legati
- che è possibile venissero sollecitati ai testatori dai notai che l’ospe-
dale tendeva a fidelizzare - in una fase, immediatamente successiva
alla messa in funzione, in cui l’ente assistenziale necessitava non
solo di opere murarie ma di arredi e mobili per accogliere poveri e
ammalati: sono indizi che portano a ritenere che Nicola Aprea sia
stato un notaio di fiducia del nuovo ospedale cui prestò servizio in
maniera non esclusiva.
È questo anche il caso di Joan Torró, di cui è ben documentata la
figura e l’attività: nominato notaio pubblico nel 1395, superato
l’esame per il titolo di notaio della città, lavorò in maniera continuativa
per l’ospedale della Santa Creu di Barcellona dal 1401 al 1444. Pur
essendo il notaio ufficiale dell’ospedale, Torró non era tenuto a giurare
fedeltà all’istituzione per la quale lavorava – come gli altri salariati
dell’ente – e restava un professionista esterno .
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47 Asp, N, notaio Antonino Aprea, reg. 807, c. 105.
48 Asp, N, notaio Nicola Aprea, reg. 831, reg. cc. 61v.-62r. (15.10.1451). Sulle
politiche di gestione dell'infanzia abbandonata dell'universitas di Palermo e del
grande ospedale nella seconda metà del XV secolo, cfr. D. Santoro, Figli dell’ospe-
dale. La gestione dell’infanzia abbandonata a Palermo nel XV secolo, «Bullettino
dell’Istituto Storico Italiano per il Medio Evo», 121 (2019), pp. 283-310.
49 J. Marcé Sánchez, D. Piñol Alabart, Activitat notarial i assistència cit. Rappre-
sentativo della partecipazione del ceto notarile alla dirigenza delle realtà assistenziali
è il caso del notaio Francesco Cortesi, impegnato nel XV secolo in prima persona
nella riforma di due fra i principali ospedali di Brescia: F. Pagnoni, Per il buon go-
verno e per la salvezza dell’anima. Riforme ospedaliere a Brescia nel primo Quat-
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XXI - Aprile 2024
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)