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                   Entrando nel dettaglio delle volontà del testatore – che si manifesta
                nel disporre dei propri beni con efficacia dopo la morte – Andrea designa
                eredi universali «super omnibus bonis suis mobilibus et stabilibus» i
                figli Nicola e Bartolomeo avuti con la moglie Rosa, con cui ha contratto
                matrimonio «secundum morem et consuetudinem dicte terre Polline» .
                                                                                   34
                Nomina suam particularem heredem la figlia Giacoma, moglie di Gio-
                vanni de Odo, di Pollina. Un orizzonte affettivo e familiare che si com-
                pleta con i legati a sorelle a fratelli: ai fratelli Lorenzo e Nicola destina,
                iure recognitionis sanguinis, rispettivamente 15 e 6 tarì; per lo stesso
                motivo, 3 tarì a ciascuna delle sorelle Antonia, Giovanna, Flora.
                   Ulteriori legati previsti da Andrea nel suo testamento si rivelano fon-
                damentali per la storia dell’ente assistenziale palermitano. Andrea de
                Clara specifica di voler essere seppellito nella chiesa di Santa Lucia «in
                fovea separata cum suo tabuto», non dunque in una fossa comune. Di
                origini molto antiche, oggi distrutta, la chiesa di Santa Lucia è descritta
                dalla letteratura erudita nel XVIII secolo come molto vicina all’ospeda-
                le :  Francesco  Serio  e  Mongitore,  nel  manoscritto  sulla  storia  del-
                 35
                l’Ospedale grande, scrive che la chiesa dedicata alla vergine e martire
                siracusana, situata nella parte meridionale della struttura, fu unita sin
                dal principio al nuovo ospedale e venne destinata a cimitero .
                                                                          36
                   L’area cimiteriale venne ampliata nei decenni successivi: nell’ottobre
                1468 all'Ospedale grande dovevano essere date trecento testecti (lapidi) –
                estratti da quello che un tempo era stato uno dei monumenti più incan-
                tevoli di Palermo, la Sala Verde, sita di fronte Palazzo reale, in prossimità
                dunque di Palazzo Sclafani – «ad opus di farindi certi sepulturi» .
                                                                            37


                   34  Nel punto in questione il notaio Aprea commette un lapsus e cancella latinorum
                dopo consuetudinem; a Pollina c’erano forse altre consuetudini.
                   35  Bcp, Antonino Mongitore, Dell’istoria sacra di tutte le chiese, conventi, mona-
                steri, ospedali ed altri luoghi pii della città di Palermo. Parrocchie, Maggione, Spedali,
                ms. Qq. E. 4, c. 235. Cfr. A. Giordano, La chiesa di S. Lucia extra moenia e la com-
                mittenza viceregia a Palermo tra XVI e XVII secolo, «Lexicon», n. 3/2006, pp. 7-18.
                Tra i legati di un testamento del 1450, un palio, un frontale, una lampada sono
                destinati alla chiesa sancte Lucie prope hospitalem novum: Asp, N, notaio Giovanni
                Traverso, reg. 783, cc. 546v.-548r. Abbiamo notizia della fondazione nel 1375 di un
                oratorio con ospedale annesso dedicato a S. Lucia, nel quartiere Cassaro: Asp, Ta-
                bulario dell’Ospedale Grande, pergamena n. 9 https://www.archiviodigitale.icar. be-
                niculturali.it/it/185/ricerca/detail/373608. Un legato del 1443 destinò all’ospedale
                di Santa Lucia del Cassaro due materassi e un paio di lenzuola, V. Russo, Il feno-
                meno confraternale a Palermo (secc. XIV-XV), Associazione Mediterranea, Palermo,
                2010 (Quaderni – Mediterranea. Ricerche storiche, 13), p. 206.
                   36  Asp, Ma, 64, c. 233. Il cimitero di Santa Lucia fu la prima sede dell’Accademia
                di filosofia, medicina, anatomia e chirurgia, fondata dal senato palermitano il 14
                gennaio 1694 (G. Giordano, L'archivio storico dell'Ospedale cit., p. 309).
                   37  Asp, Rc, reg. 123, c. 68r. Serio e Mongitore specifica che si tratta di lapidi, «a
                nobis vulgo dicti tistetti, qui diruuntur a celebri Sala Viridi», Asp, Ma, 64, c. 233v.
                Circondata da un giardino, raffigurata in una delle miniature del Liber ad honorem



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XXI - Aprile 2024
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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