Page 32 - Mediterranea-ricerche storiche, n. 47, dicembre 2019
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456 Paola Volpini
sero di accogliere le distinzioni proposte, almeno a livello teorico, da
Filippo II.
Per comprendere in che modo gli ambasciatori fronteggiarono la
posizione di isolamento o ‘solitudine’ ho analizzato alcuni casi in cui
essi stabilirono connessioni e condivisero interessi e obbiettivi. Ho cer-
cato di evidenziare il significato politico più ampio di tali legami, sia
attraverso cenni alle pratiche sociali delle visite sia osservando i pro-
cessi di agglutinazione intorno a identità comuni (ambasciatori degli
stati italiani o gruppo degli ambasciatori accreditati presso Filippo II).
Sono tracce della tendenza, ancora molto incerta, ad allontanarsi dal-
l’isolamento che il ruolo istituzionalmente imporrebbe all’ambasciatore
e ad andare nella direzione della costruzione di un corpo di ambascia-
tori. Il corpo significa un’identità comune, una comune difesa di privi-
legi e immunità e dunque una posizione più salda. Quando gli elementi
di identificazione in un corpo non sono sufficientemente consolidati,
l’ambasciatore è più debole di fronte alle pressioni esercitate da sovrani
forti come Filippo II.
Nondimeno non si deve pensare che l’idea del corpo sia un concetto
del tutto assente nella prima età moderna. Fino al periodo della pace
Westfalia, erano in atto alcuni processi identitari per i diplomatici, ma
in forma embrionale. Certamente un primo senso di appartenenza al
corpo dei diplomatici si costruì attraverso la partecipazione degli amba-
sciatori che, invitati alle cerimonie pubbliche, si dispongono negli spazi
cortigiani e festivi destinati a loro secondo un ordine stabilito. Alla corte
di Spagna nella prima età moderna questi elementi hanno un peso per
i grandi ambasciatori mentre, come si è detto, gli ambasciatori di stati
minori di norma non erano ammessi nelle cerimonie al cospetto del
sovrano. Perché l’idea di corpo si radichi anche presso i diplomatici di
rango minore occorre che si sviluppi il percorso verso la professiona-
lizzazione dell’ambasciatore che, superando il modello cortigiano, sarà
il veicolo attraverso il quale gli ambasciatori minori potranno entrare
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a far parte del corpo più ampio dei diplomatici . È per questa via che
l’emissario diplomatico, pur di uno stato minore, condivise il senso di
appartenenza con quello del grande stato anche se ovviamente le dif-
ferenze permasero.
97 S. Andretta, Cerimoniale e diplomazia pontifica nel XVII secolo, in M.A. Visceglia,
C. Brice (eds.), Cérémonial et rituel à Rome (XVIe-XIXe siècle) cit., pp. 200-222: p. 205.
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Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVI - Dicembre 2019
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)