Page 28 - Mediterranea-ricerche storiche, n. 47, dicembre 2019
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en nuestra capilla se pueda assimismo llamar y scriuir señoría» . Il
rappresentante cesareo contestò questo aspetto sostenendo che la
pragmática avrebbe ridotto i privilegi degli ambasciatori e criticando
l’estensione della giurisdizione esercitata da Filippo II a un’area che gli
era preclusa. Gli «embajadores de los Reyes Coronados», osservava, «no
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estavan sujetos a otros sino es a su mismo príncipe» .
Il problema si ripresentò alcuni anni più tardi, nel 1594, in occasione
dell’emanazione di nuove norme suntuarie. Il presidente del consiglio di
Castiglia chiedeva «amigablemente» all’ambasciatore dell’Impero, di Vene-
zia e al nunzio di non usare i privilegi loro concessi in materia di spese,
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o almeno che «no se valiessen dellos muy de ordinario» . L’ambasciatore
imperiale rispondeva facendo notare che lui riceveva ordini solo dall’im-
peratore e che «avía mucha distancia deste reyno al Imperio Romano
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para que le quisiesse comprehender en sus leyes» . Poco tempo dopo
Filippo II fece riformulare la disposizione limitandone l’applicazione agli
ambasciatori degli stati italiani di Savoia, Toscana, Mantova e Genova
«mandándoles – come si legge del Diario – que las complissien y obede-
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ciessen como los demás bassallos de Su Magestad» .
Gli ambasciatori degli stati minori italiani si opposero alla decisione
e chiesero di essere equiparati a quelli dei grandi stati dal momento
che «sus señores eran príncipes absolutos, que no reconocían superio-
res siendo como eran libres y de su derecho». Filippo II rispose che in
Italia non vi era principe che non fosse suddito della Spagna o dell’Im-
pero (senza entrare nello specifico di casi come quello della repubblica
di Venezia o dello stato della Chiesa). Nondimeno non volle portare
all’estremo la tesi della subordinazione agli Asburgo e concesse agli
ambasciatori di stati italiani un trattamento diverso da quanto aveva
imposto ai propri sudditi, consentendo ai primi di «andar todo el año
en cavallos en gualdrapados, no pudiendo los grandes y señores de
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Castilla traher gualdrapas más de solo los seis meses del año» .
80 Pragmática de las cortesías in J. Martínez Millán, El control de las normas cortesa-
nas y la elaboración de la pragmática de cortesías (1586) cit., p. 125.
81 J. Martínez Millán, El control de las normas cortesanas y la elaboración de la prag-
mática de cortesías (1586) cit.; sulla vicenda si vedano inoltre L. Cabrera de Córdoba,
Historia de Felipe II, Rey de España, J. Martínez Millán, C. J. de Carlos Morales (eds.),
Consejería de Educación y Cultura, Valladolid, 1998, pp. 1154-5; G. Parker, Imprudent
king. A new life of Philip II cit., pp. 286-87; F. Labrador Arroyo (ed.), Diario de Hans Khe-
venhüller embajador imperial en la corte di Felipe II cit., p. 328; S. Veronelli, Al servizio
del signore e dell’onore: l’ambasciatore imperiale Hans Khevenhuller alla corte di Filippo
II cit., p. 160.
82 F. Labrador Arroyo (ed.), Diario de Hans Khevenhüller embajador imperial en la
corte di Felipe II cit., p. 429.
83 Ivi, pp. 429-430.
84 Ivi, p. 430.
85 Ibidem.
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Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVI - Dicembre 2019
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)