Page 30 - Mediterranea-ricerche storiche, n. 47, dicembre 2019
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                 venecianos, que tienen su sitio en la capilla, y que todo lo justifican, pues como
                 pretenden ser iguales a aquellos se engañan mutuamente y se adentran en tal
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                 laberinto que todos los señores quedan disgustados .

                    La necessità di rafforzarsi di fronte al potente Filippo II, che voleva limi-
                 tare la loro giurisdizione, faceva sì che l’ambasciatore imperiale difendesse
                 la distinzione fra ambasciatori di teste coronate e inviati di stati minori.
                 Khevenhüller non appoggiò questi ultimi quando lo scontro si radicalizzò,
                 raccomandando loro di non cimentarsi «en tal laberinto» da cui essi sareb-
                 bero usciti perdenti e i loro principi «disgustados». Mancando un consoli-
                 dato spirito di corpo, non c’erano ancora elementi sufficienti per radicare
                 l’unione fra gli ambasciatori. Khevenhüller era disponibile ad appoggiare
                 gli altri ambasciatori in certa misura ma non attraverso l’aumento della
                 coesione interna. Al contrario ribadiva le differenze di rango, che gli appa-
                 rivano più marcate alla corte di Spagna rispetto ad altre corti, e metteva
                 in guardia gli ambasciatori di stati minori dai rischi provocati da rivendi-
                 cazioni di parità di grado. Naturalmente in questo modo pensava anche a
                 difendere i privilegi di rango dei grandi ambasciatori.
                    Fintanto che gli elementi di identificazione non fossero ben saldi, i
                 diplomatici si sarebbero trovati con deboli strumenti per fronteggiare
                 le pressioni che potenti sovrani potevano esercitare nei loro confronti.
                 Anche il fatto che almeno fino al Settecento quella dell’ambasciatore
                 non fosse una professione ma una funzione svolta da aristocratici o
                 alti ufficiali che si identificavano nella fedeltà al loro lignaggio e nel ser-
                 vizio al sovrano contribuì a frenare il processo di identificazione cor-
                 porativa . Inoltre fino al secolo XVIII non era prevista una formazione
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                 specifica che si sarebbe delineata solo con la nascita dei curricula e
                 con le prime accademie per diplomatici in Francia. Il processo di radi-
                 camento dello spirito di corpo fu pertanto molto lento e nella prima età
                 moderna se ne videro segnali nella vita di corte e nelle occasioni di
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                 incontro pubblico solo di tanto in tanto .
                    Un episodio accaduto alla fine del regno di Filippo II offre ulteriori
                 indicazioni in questo senso. A fine dicembre 1597 l’ambasciatore
                 veneto a Madrid Agostino Nani fu coinvolto in un incidente. Alcuni servi



                    89  Ivi, pp. 408-409.
                    90  P. Prodi, Diplomazia del Cinquecento. Istituzioni e prassi, Patron, Bologna, 1963, p.
                 67; D. Frigo Corte, onore e Ragion di Stato: il ruolo dell’ambasciatore in età moderna,
                 «Cheiron», 30, XV (1998), pp. 1-43: p. 34; J. C. Waquet, Alle origini delle teorie contem-
                 poranee della diplomazia e della negoziazione? François de Callières e la sua Manière de
                 negocier avec les souverains (1716), «Rivista Storica Italiana», CXVI (2004), pp. 767-793;
                 M. Keblusek, The Embassy of Art: Diplomats as Cultural Brokers cit., pp. 15-16.
                    91  D. Frigo, Politica, esperienza e politesse: la formazione dell’ambasciatore in età
                 moderna, in A. Arisi Rota, Formare alle professioni, FrancoAngeli, Milano, 2009, pp. 25-
                 56: pp. 46-48.


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                 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVI - Dicembre 2019
                 ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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