Page 63 - Mediterranea-ricerche storiche, n. 47, dicembre 2019
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                   Una proposta di riforma della ‘vita christiana’ nel primo Cinquecento in Italia  487


                   della purificazione interiore e dell’unione divina 132 . Fieschi, invece,
                   come Miani, rimane nello stato laico e come fra Battista, rifiuta l’idea
                   che lo status religioso sia superiore 133 . Così, se i somaschi e i barnabiti
                   non fanno distinzioni tra laici ed ecclesiastici nella ricerca della perfe-
                   zione, le orsoline, pur essendo qualificate come ‘Spose di Cristo’ (nella
                   Regula), sono tutte laiche. Inoltre, Battista non nega che lo status
                   monastico ponga l’individuo in un percorso spirituale, ma respinge
                   l’idea che il voto possa trasformarlo spiritualmente: «Nota pero che noi
                   Religiosi non facciamo professione di essere perfetti ma de tendere a
                   essa perfettione. Donde che un bono religioso non fa vodo di haver que-
                   ste virtu […] ma di acquistare» 134 . Così anche Angela non fa dipendere
                   lo status spirituale dell’orsolina dal voto, ma dalla conversione della
                   volontà e del cuore: «Ogn’una ancora voglie conservare la sacra vergi-
                   nitade, non già di ciò facciando voto per essortatione homana, ma
                   voluntariamente facciando a Dio sacrificio del proprio cuore» 135 .
                      Se si esamina il significato attribuito da questi personaggi ad altri
                   aspetti istituzionali o esteriori della vita religiosa, come i sacramenti,
                   la preghiera e la penitenza, emerge come questi vengano considerati
                   ausiliari alla ‘vera’ vita cristiana. Sebbene sia vero – come la storiografia
                   ha spesso rimarcato – che le compagnie contribuiscano a diffondere la
                   pratica sacramentale frequente, occorre specificare che l’efficacia dei
                   sacramenti è messa in relazione all’atteggiamento interiore del prati-
                   cante. Per quanto riguarda la comunione Carioni osserva: «e cosa vitu-
                   perabile communicarse ogni giorno senza devotione, gusto e fervore»
                   perché si rimane «iracundi e vanagloriosi e quelli medemi che erano» 136 .
                   Thiene, considerato un grande sostenitore del rito eucaristico, ritiene
                   che la purificazione interiore sia determinante per il suo funziona-


                      132  Su Thiene cfr. A. Vanni, Gaetano Thiene cit., pp. 31, 61. Le costituzioni barnabi-
                   tiche affermano che i professi devono dimostrare di sopportare le umiliazioni (cap. 11,
                   in Cagni, Le Costituzioni cit., pp. 321-322).
                      133  D. Solfaroli Camillocci, I devoti della carità cit., p. 47.
                      134  Via de aperta, p. 21r. La stessa posizione viene esposta in un trattato di Herp: «E’
                   da sapere che quelli che hanno promessa voluntaria povertà et obedientia non per questo
                   sonno subito deventati perfetti ma se sonno astreti de sforzarsene quanto sie possibile
                   de pervenire al stato della perfettione» (Specchio de la perfectione humana, Nicolò Zopino
                   e Vincentio Compagno, Venezia, 1522, p. Aiiiv). Anche Lorenzo Valla aveva espresso una
                   posizione simile: cfr. D. Cantimori, Umanesimo e religione nel Rinascimento, Einaudi,
                   Torino, 1975, pp. 6-7.
                      135  Regula, IX, in L. Mariani et al., Angela Merici cit., p. 502.
                      136  Via de aperta, pp. 51r, 44v. La partecipazione interiore del fedele nel rito eucari-
                   stico è enfatizzata anche da Savonarola (D. Weinstein, Explaining God’s Acts to His Peo-
                   ple: Savonarola’s Spiritual Legacy to the Sixteenth Century, in J.W. O’Malley, T.M. Izbicki,
                   G. Christianson (eds.), Humanity and Divinity in Renaissance and Reformation: Essays
                   in Honor of Charles Trinkaus, Brill, Leiden, 1993, pp. 215-217) ed Egidio da Viterbo (J.
                   O’Malley, Giles of Viterbo on Church and Reform: a Study in Renaissance Thought, Brill,
                   Leiden, 1968, pp. 119-120).


                   n. 47                        Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVI - Dicembre 2019
                                                           ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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