Page 60 - Mediterranea-ricerche storiche, n. 47, dicembre 2019
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                 4.3. La visione della Chiesa

                    Data la concezione della vita cristiana vista finora, qual è la visione
                 della Chiesa di questi personaggi? Benché i fondatori riconoscano l’au-
                 torità della Chiesa, richiedano l’approvazione ecclesiastica per le com-
                 pagnie e i trattati, e condannino lo scisma protestante, essi non
                 considerano l’apparato esteriore del culto, di per sé, necessario ad atti-
                 vare la progressione spirituale e l’esperienza del divino. Inoltre, pur
                 non opponendosi alla Chiesa, le compagnie si presentano come delle
                 ‘comunità di santi’ in nuce, che aspirano a riformare la cristianità e a
                 superare gradualmente una tipologia di Chiesa esteriore. In questo
                 quadro talvolta i loro richiami alla tradizione e all’autorità ecclesiastica
                 appaiono soprattutto funzionali alla giustificazione del proprio ideale
                 spirituale.
                    Il modello ecclesiale di riferimento delle compagnie è la Chiesa degli
                 apostoli, tema comune a tutte le esperienze di rinnovamento religioso
                 di inizio Cinquecento, da Lutero a Erasmo ai cappuccini e ai gesuiti.
                 Nelle compagnie vi è un’identificazione profonda con le prime comunità
                 cristiane e con il loro impegno apostolico. Nella prefazione di Via de
                 aperta verità l’agostiniano Regino presenta l’opera di Battista da Crema
                 in questa prospettiva: «Apertamente hormai […] veder si può chel
                 magno Dio voglia ridur la nostra santa giesa […] a quella semplicissima
                 apostolica purità, nella quale essa nacque» 116 . Senza fare distinzioni di
                 genere e di status, Battista assegna ai perfetti il compito apostolico di
                 promuovere la riforma della società: «bisogna se alcuni hanno ricevuto
                 alcuni doni da dio, che non li tengano più ascosti, ma facciano de’
                 buoni successori, et ognuno in quello stato che può, ò secolari che
                 siano, ò religiosi, huomini ò donne» 117 . Questo, infatti, è il ruolo dato
                 da Carioni ai barnabiti, come spiega Zaccaria ai suoi confratelli: «il
                 desiderio del nostro divin padre il quale (come vi ricorderete) voleva che
                 fossimo piante e colonne della rinnovatione del fervor christiano» 118 .
                 Così i paolini intraprendono le missioni in diverse città identificandosi
                 con gli apostoli, i quali, sebbene perseguitati e privi di formazione cul-
                 turale, avevano l’appoggio divino: «et voi che così vi separate […] vi
                 racordemmo di non temere anchora che non havessevi tante litere, o
                 favore, perché tali erano li apostoli. Et la untione del spirito santo vi
                 amaestara del tutto» 119 .
                    L’ideale della Chiesa primitiva intesa come comunità di santi è fon-
                 damentale anche nella compagnia di Miani: «Iesù Christo, te pregamo


                    116  Via de aperta, p. 1v.
                    117  Ivi, p. 72v.
                    118  A. M. Zaccaria, Gli scritti, Edizioni dei padri barnabiti, Roma, 1975, p. 65.
                    119  Costituzioni, 16, in Cagni, Le Costituzioni cit., p. 352.


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                 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVI - Dicembre 2019
                 ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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