Page 64 - Mediterranea-ricerche storiche, n. 47, dicembre 2019
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                 mento: «Ogni dì pilgo quello [il sacramento] qual a me crida, Disce a me
                 quia humilis sum. Et pur superbo sono. Pilgo quello ardente focco […]
                 Et pure resto freddo» 137 . Del resto, per Carioni e Merici (come già nella
                 devotio moderna) la ricezione della grazia può avvenire anche fuori dal
                 rito sacramentale, attraverso la ‘comunione spirituale’: «Se sei impedito
                 de non poder andare a messa crida tanto ne le orecchie de la pieta
                 divina che te communiche lui almanco spiritualmente dagando la gra-
                 tia che ge darebbe se corporalmente se comunicasse» 138 .
                    Allo stesso modo, la preghiera vocale, pur prevista dalle compagnie,
                 ha limitato valore spirituale. Dice fra Battista: «despiace a Dio quelli
                 che voleno pur dire molte oratione e psalmi e tutto lo giorno spenderlo
                 in simil parole come se Dio fusse sordo e bisognasse continuamente
                 ciancarge ne le orecchie» 139 . Esse piuttosto assumono un ruolo prepa-
                 ratorio all’orazione mentale, che rappresenta l’unico e vero modo di
                 comunicare con Dio  140 . Come recitano le regole dei barnabiti e delle
                 orsoline: «la exterior oratione, overo vocale percio essere ritrovata, accio
                 che excitati dal suo gusto, et senso, almeno alultimo Jnconminziano
                 imparare la interiore oratione» 141 ; «Benché col spirito et con la mente
                 bisogna sempre orare […] consigliemo ancora la frequente oratione
                 vocale, per la quale se excitano li sentimenti corporei et se dispone alla
                 mentale» 142 . Allo stesso modo, per Carioni e Merici, il significato della
                 penitenza fisica è quello di predisporre alla purificazione della mente 143 .
                    In definitiva, il valore che i fondatori delle compagnie attribuiscono
                 agli elementi esteriori del culto (definiti ‘cerimonie’) è quello di attivare
                 esperienze spirituali interiori. Battista da Crema, come è stato già rile-
                 vato 144 , è particolarmente critico nei confronti di coloro che si affidano
                 alle cerimonie: «christiani […] de pure cerimonie, de andare in giesa et
                 haver la mente a la mercantia o ad altre vanità» 145 ; «l’acqua santa li
                 lava via [i peccati], torrò poi un’indulgentia plenaria et casseremo il
                 tutto […] vana presuntione» 146 . Tuttavia, se Battista redarguisce i «ceri-
                 moniani», non rigetta del tutto le cerimonie, la cui funzione è quella di


                    137  F. Andreu, Le lettere cit., p. 16.
                    138  Via de aperta, pp. 53v-54r. Per Merici, cfr. Regula, VI, in L. Mariani et al., Angela
                 Merici cit., p. 500. Sulla devotio moderna, cfr. R.R. Post, The Modern Devotion. Confron-
                 tation with Reformation and Humanism, Brill, Leiden, 1968, pp. 174, 229.
                    139  Via de aperta, p. 56r. Erasmo pone tale questione in termini simili nell’Enchiridion
                 militis christiani (Apud felicem Argentinam apud Ioannem Knoblouchium, 1523, p. 22v).
                    140  Tale concetto era già presente in Savonarola: cfr. M. Bataillon, De Savonarole,
                 pp. 27-28.
                    141  Costituzioni, 10, in Cagni, Le Costituzioni cit., pp. 312-13.
                    142  Regula, V, in L. Mariani et al., Angela Merici cit., p. 498.
                    143  Specchio, p. 56r; Regula, IV.
                    144  M. Firpo, Nel labirinto cit.
                    145  Via de aperta, p. 77v.
                    146  Specchio, p. 3r.


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                 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVI - Dicembre 2019
                 ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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