Page 65 - Mediterranea-ricerche storiche, n. 47, dicembre 2019
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                   Una proposta di riforma della ‘vita christiana’ nel primo Cinquecento in Italia  489


                   rappresentare la vita di Gesù per stimolarne l’imitazione. Il significato
                   dei rituali è dunque simbolico:

                   le ceremonie de’ Christiani sono state messe, et laudate dalli nostri santi pas-
                   sati meritatamente per representare alla mente nostra li misterij della vita di
                   Christo, accio che ricordandoci noi spesso di quello, et quasi havendo di con-
                   tinuo avante li occhi, fossimo sforzati ad imitarlo et fare come esso ha fatto [...]
                   [invece] ci attacchiamo alle frasche di pure ceremonie […] al tempo della morte
                   ne serà detto, voi non sete Christiani, ma ceremoniani 147 .

                      Ovviamente, più l’individuo ascende nella scala di perfezione e meno
                   avrà bisogno di ricordare i principi della vita cristiana e quindi di par-
                   tecipare alle cerimonie 148 . Seguendo tali idee, le costituzioni dei barna-
                   biti dichiarano: «Li oratorij nostri seranno humili […] Se li faranno
                   imagine, non che dimonstrano artifitio, ma che causano compun-
                   ctione» 149 . Allo stesso modo, mentre Fieschi dà maggior peso all’espe-
                   rienza individuale di Dio rispetto alla dimensione liturgica e
                   sacramentale 150 , Merici presenta la messa come un mezzo per parteci-
                   pare interiormente ai meriti della passione di Cristo 151 . Per quanto
                   riguarda Miani, è indicativo che Molfetta dica che i somaschi solevano
                   «amare Dio con altro che cerimonie» 152 . Posizioni simili riguardo alla
                   preghiera, alla penitenza, all’eucarestia e alle cerimonie si ritrovano
                   anche in Valdés 153 .


                   5. Epilogo

                      Il modello di vita cristiana di Battista da Crema, Miani e Merici, col-
                   legando un concetto di vita attiva inteso come mortificazione dell’amor
                   proprio all’ideale mistico del ‘Serafino’, della ‘Sposa di Cristo’ e del ‘Cri-
                   sto povero’, fornisce all’unione con Dio una base pratica e riproduci-
                   bile, rendendola accessibile a tutti. Tale modello costituisce una
                   specifica proposta di riforma della società cristiana, benché promossa



                      147  Ivi, p. 55r.
                      148  Questa posizione si ritrova anche in Savonarola (Prediche sopra i Salmi, a cura di
                   V. Romano, Belardetti, Roma, 1969, vol. 1, p. 296).
                      149  Costituzioni, 1, in Cagni, Le Costituzioni cit., p. 286.
                      150  D. Solfaroli Camillocci, La madre e il confessore. Il problema della direzione spiri-
                   tuale nel “Libro de la vita” di Caterina da Genova, «Rivista di Letteratura e Storia religiosa»,
                   37 (2001), p. 445.
                      151  Regula, IV.
                      152  Cordoni, Dyalogo, p. 3v.
                      153  M. Firpo (a cura di), Alfabeto cristiano cit., pp. 92-95, 100-101. Sulle cerimonie,
                   si veda Id., Juan de Valdés cit. (per es. pp. 69-70). Sull’eucarestia cfr. anche il Beneficio,
                   p. 48r.


                   n. 47                        Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVI - Dicembre 2019
                                                           ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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