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Luigi Cristoforo Scobar: un umanista spagnolo nella Sicilia del ‘500 501
l’acuirsi del conflitto dinastico in Spagna, determinò, come abbiamo
accennato, una profonda spaccatura all’interno della società isolana e
anche Siracusa visse, in questi anni, l’esacerbarsi di una lotta fazionale
che finì per polarizzarsi soprattutto dopo la nomina a viceré di Sicilia
di Ugo Moncada, capace di assicurarsi, nell’Isola, un folto gruppo di
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sostenitori e un altrettanto nutrito numero di oppositori . Parallela-
mente a questo, la città dovette difendersi dai continui attacchi degli
altri centri della Camera reginale, primi tra tutti Lentini e Vizzini che
tornarono a chiedere l’abolizione della Camera. Nello stesso tempo, la
città si trovò a competere con gli altri centri demaniali che, nel vuoto
di potere e nella ricomposizione del governo centrale, cercarono di gua-
dagnarsi un’interlocuzione privilegiata con la corona, per conquistare
o mantenere primati, privilegi, prerogative.
Sono proprio questi gli anni in cui Luigi Cristoforo Scobar arrivò
nella città aretusea, diventando canonico della cattedrale e stringendo
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un importante sodalizio con il vescovo Ludovico Platamone , espo-
nente di una delle più importanti famiglie del patriziato urbano. Schie-
rato su posizioni antimoncadiane, insieme ad altre famiglie dell’élite
urbana, il vescovo si prodigò molto per dare lustro alla sua diocesi e
per assicurare alla città aretusea un ruolo e un prestigio che vedeva
sempre più compromessi. Fu forse lui a commissionare allo Scobar il
De rebus praeclaris Syracusanis, prima opera scritta in età moderna
sulla città aretusea e una delle prime ricostruzioni storiche edite su
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un centro urbano siciliano , dedicata al vescovo e destinata a pro-
porre argomenti e interpretazioni che sarebbero stati ampiamente
utilizzati nelle successive storie della città, sino a diventare veri e
39 S. Giurato, Un viceré siciliano: don Ugo Moncada, «Trimestre. Storia, politica,
società», XXXV, n. 1 (2002), pp.63-79.
40 O. Garana, I vescovi di Siracusa, Emanuele Romeo Editore, Siracusa, 1994,
pp.131-133.
41 Prima dell’opera dello Scobar, risulta essere stato stampato solo il testo di Gian
Giacomo Adria, De topographia inclytae civitatis Mazariae, apud Johannes et Antoninum
Pastam, Panormi 1516; dopo qualche anno sarebbe seguito il testo di Bernardo Riccio,
De urbis Messanae pervetusta origine, apud Petruccium Spira, Messanae 1526. Non sap-
piamo se lo Scobar fosse a conoscenza dell’opera di Pietro Ranzano, De auctore ac pri-
mordiis et progressu felicis urbis Panormi, rimasta manoscritta e da molti considerato il
primo esempio di storia locale in Sicilia, cfr.: M. Privitera, Lotta politica e storiografia nella
Sicilia di Giovanni II: Pietro Ranzano e l’Opuscolo sulle origini di Palermo (1470-71), «Clio»,
XXXII (1996), pp.437-77; si veda anche B. Figliuolo in Dbi, vol. 86 (2016), ad vocem.
42 Sul valore e il significato della “dedica”, prassi divenuta sempre più importante
durante l’umanesimo, si vedano M. Paoli, La dedica, Pacini-Fazi, Lucca. 2009; F. Bru-
gnolo, R. Benedetti, La dedica tra Medioevo e primo Rinascimento, in M. Terzoli (a cura
di), I margini del libro, Antenore, Roma-Padova, 2004, pp. 13-54 e le osservazioni di G.
Ricuperati, La lettera dedicatoria e i suoi problemi nel tempo e nello spazio, «Rivista storica
italiana», CXVII (2005), pp. 552-568.
n. 47 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVI - Dicembre 2019
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)