Page 80 - Mediterranea-ricerche storiche, n. 47, dicembre 2019
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504 Francesca Fausta Gallo
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fine del De rebus praeclaris Syracusanis , e quello dei vescovi di Sira-
cusa, da Marziano al Platamone.
In entrambi i casi non mancavano i riferimenti letterari. Nella reto-
rica classica, infatti, era stato luogo comune inserire all’interno della
descrizione della città una sezione in cui si magnificavano gli uomini
eccelsi in arte e scienze e tale topos, durante il medioevo, si era modi-
ficato in senso religioso: i martiri, i vescovi e i teologi erano diventati i
personaggi più illustri e rappresentativi delle rispettive città, capaci di
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dare lustro a tutta la collettività . Lo Scobar recuperava entrambe le
tradizioni, che risultavano essere funzionali al suo intendimento di
celebrare il passato di Siracusa ma anche di costruire un legame spi-
rituale e valoriale che, senza soluzione di continuità, unisse Marziano,
primo vescovo e martire di Siracusa, al Platamone, accrescendo la legit-
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timità e l’autorità dell’ultimo vescovo siracusano e sottolineando l’an-
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tichità e il prestigio della diocesi siracusana .
Ma la produzione storiografica dello Scobar non si limitava ad asse-
condare le richieste di importanti committenti locali: alcune delle sue
opere ‘minori’, infatti, evidenziano il profondo legame che l’umanista
aveva mantenuto con la Spagna, legame non solo affettivo, ma dalla
forte valenza ideologica. Oltre a rivendicare le sue origini betiche in
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quasi tutte le sue opere , il De viris latinitate praeclaris in Hispania
natis e il De antiquitate Agrigentina, contenuti nella seconda parte degli
Opuscola, ci svelano le basi ideologiche su cui il nostro cercava di rico-
struire il passato della penisola iberica.
Con la prima opera, dedicata a Matteo Barresi principe di Pietra-
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perzia , lo Scobar sottolineava il concorso dato dagli spagnoli alla lati-
52 Che lo Scobar dice di aver ripreso da Costantino Lascaris: probabilmente dal Vitae
illustrium philosophorum Siculorum et Calabrorum, che l’umanista greco aveva composto
nel 1499.
53 E.R. Curtius, Letteratura europea e Medioevo latino, La Nuova Italia, Firenze, 1997.
Il modello classico più famoso erano, naturalmente, Le vite parallele di Plutarco.
54 Il Platamone, del resto, si era molto prodigato per riaffermare la sua autorità e il
suo controllo su una diocesi disgregata e in perenne conflitto, utilizzando, anche, i culti
di Santa Lucia e di San Marziano, che furono potenziati, e riqualificando, da un punto
di vista architettonico e artistico, la Cattedrale.
55 Più di un secolo dopo sarebbe esplosa, nell’Isola, una contesa, combattuta a suon
di memoriali e dissertazioni storiche, sul primato delle diocesi siciliane, che si giocava
soprattutto sull’antichità della fondazione, e che contrappose Siracusa, Palermo e Mes-
sina; vedi F.F. Gallo, Siracusa barocca cit., pp.194-195, dove sono citati i maggiori testi
che innescarono la polemica.
56 Era, infatti, solito definirsi “Bethicus”.
57 Si veda ad vocem in Dbi, vol. 83 (2015) a cura di N. Bazzano. Il mecenatismo e
l’amore per la cultura del Barresi attirarono nelle sue terre, Convicino e Pietraperzia,
numerosi intellettuali: fra il 1508 e il 1515 è attestata la presenza dello Scobar e dello
studioso agrigentino Nicolò Valla. È probabile che lo Scobar sia stato precettore del gio-
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Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVI - Dicembre 2019
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)