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                   Luigi Cristoforo Scobar: un umanista spagnolo nella Sicilia del ‘500   505


                   nità, non solo grazie a personaggi illustri (compresi alcuni imperatori),
                   ma anche e soprattutto nella costruzione della grande civiltà classica
                   e cristiana, a partire dal loro contributo alla lingua latina e alla lotta al
                   paganesimo e alle eresie.
                      Allo Scobar premeva, poi, marcare i legami che avevano unito già
                   nel remoto passato, Spagna e Sicilia e che erano sottolineati nel De
                   antiquitate Agrigentina, scritto nel 1511 e dedicata al cardinale Giu-
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                   liano Cybo, vescovo di Agrigento , e al «senato e popolo di Agrigento».
                   L’opuscolo si occupava, in prevalenza, delle vicende belliche in cui
                   la città era stata coinvolta, ma lo Scobar inseriva un’ampia digres-
                   sione sulle origini di Agrigento, edificata nella parte Occidentale del-
                   l’Isola chiamata Sicania. Tuttavia notava che, secondo alcuni autori
                   classici, tutta l’Isola inizialmente sarebbe stata chiamata Sicania e
                   questo nome sarebbe derivato da Sicanio, re di Spagna, oppure da
                   un fiume spagnolo di analogo nome: in ogni caso, entrambe le inter-
                   pretazioni stavano a indicare la provenienza iberica dei primi abitanti
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                   della Sicilia .
                      Con il conforto di numerosi autori, tra cui Strabone e Tucidide, veni-
                   vano, così, saldati i legami storici tra Spagna e Sicilia e lo spagnolo
                   Scobar, facendo tesoro della lezione del Nebrija, e forzandone l’inter-
                   pretazione, evidenziava le origini iberiche della popolazione siciliana,
                   individuando un sostrato preesistente all’ellenizzazione e alla romaniz-
                   zazione dell’Isola, che riconduceva siciliani e spagnoli a un identico
                   ceppo originario: affinità etniche e radici comuni rendevano quasi
                   “naturale” il legame tra Spagna e Sicilia, annullando ogni ipotesi alter-
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                   nativa  e invitando gli isolani ad accettare una subalternità che era
                   scritta nella storia.




                   vane Girolamo Barresi che, fra il 1517 e il 1518, frequentò la sua scuola di grammatica
                   a Lentini. A un altro membro della famiglia Barresi, Giovanbattista, lo Scobar dedicò il
                   De causis corruptae locutionis libri tres, contenuti in un’edizione del 1512 di scritti gram-
                   maticali di Antonio de Nebrija. Nel 1517 Matteo Barresi aveva partecipato ai tumulti con-
                   tro il viceré Moncada, e ciò gli costò il bando dall’isola e la confisca di un terzo dei beni.
                   Nel 1518 ottenne il perdono da Carlo V e il totale reintegro nel possesso dei suoi beni e
                   delle sue prerogative e, quindi, poté fare ritorno in Sicilia.
                      58  Agrigento vive in quegli anni un certo fermento artistico e culturale, anche grazie
                   al proprio vescovo, proveniente da Genova, sensibile alla cultura umanistica e commit-
                   tente di opere d’arte, F. Loffredo, G. Vagenheim,(eds.), Pirro Ligorio’s Worlds. Antiquari-
                   anism, Classical Erudition and the Visual Arts in the Late Renaissance, Brill Leiden,
                   Boston, 2019, p. 99.
                      59  Solo in un secondo tempo i Siculi, venuti dall’Italia, avrebbero combattuto e vinto
                   i Sicani, modificando il nome dell’Isola in Sicilia.
                      60  Come, ad esempio, i sogni ‘autonomistici’ abbracciati da alcuni esponenti dell’élite
                   isolana ma, soprattutto, le velleitarie aspirazioni di dominio dei Francesi sui regni di
                   Napoli e di Sicilia, negli anni delle guerre d’Italia: ricordiamo che nel 1495 Carlo VIII
                   aveva occupato Napoli e per quasi un anno se ne era riconosciuto re.


                   n. 47                        Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVI - Dicembre 2019
                                                           ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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