Page 83 - Mediterranea-ricerche storiche, n. 47, dicembre 2019
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Luigi Cristoforo Scobar: un umanista spagnolo nella Sicilia del ‘500 507
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cipale («siempre la lengua fue compañera del imperio» ), tant’è che
ambedue erano sorti, si erano sviluppati, si erano diffusi insieme e
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insieme erano decaduti .
La realtà linguistica in Sicilia era, ovviamente, assai differente. Agli
inizi del Cinquecento il destino del “vulgari nostru siculu”, come lingua
letteraria, appariva segnato di fronte all’affermazione del toscano che
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aveva preso terreno anche sul latino umanistico . Il siciliano restava
come varierà parlata ed era sempre più marginalizzato dalla stampa,
mentre nell’uso politico-diplomatico si assisteva alla crescente affer-
mazione del castigliano che si affiancava al latino.
Lo Scobar, con il suo dizionario latino-spagnolo-siciliano, inten-
deva fornire un utile strumento, «pel reciproco interesse che le due
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nazioni avevano di intendersi» . La sua operazione aveva, tuttavia, un
ulteriore duplice significato: da una parte, finiva per avallare la cre-
scente affermazione del castigliano come lingua dell’amministrazione
e della diplomazia, necessaria per comunicare con il centro politico
spagnolo e per governare l’Isola. D’altra parte, offriva un importate
dispositivo per riscattare il dialetto siciliano: accostandolo al latino e
allo spagnolo, infatti, lo Scobar riconosceva al siciliano dignità di vera
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e propria lingua .
Lo studio della grammatica e delle lingue classiche si confermava,
quindi, essenziale nella formazione culturale del tempo ma, accanto al
latino e al greco si ampliava la riflessione attorno alla lingue vive,
ponendo le basi del pensiero linguistico moderno: lo Scobar, da questo
punto di vista, mostrava tutta la sua modernità e svolgeva, nell’Isola,
un ruolo propulsivo di fondamentale importanza, tracciando un’impor-
66 «La lingua accompagna il potere» aveva affermato, analogamente, Lorenzo Valla
nelle Elegantiae latinae linguae.
67 E.A. de Nebrija, Gramática de la lengua castellana, introd. y notas de M. A. Esparza
y R. Sarmiento, Fundación Antonio de Nebrija, Madrid, 1992, pp.103-109; emblematico
era stato, ad esempio, il caso dell’Impero romano e della lingua latina.
68 F. Lo Piparo, Sicilia linguistica, in M. Aymard, G. Giarrizzo (a cura di), Storia d’Italia.
La Sicilia, Einaudi, Torino, 1987, pp.735-770; G. Alfieri, La Sicilia, in F. Bruni (a cura
di), L’italiano delle regioni. Lingua nazionale e identità regionali, Utet, Torino, 1992, pp.
798-860; M. Beretta Spampinato, La prosa del ‘500, in Storia della Sicilia cit., vol. IV,
pp.317-346.
69 V. Mortillaro, Nuovo dizionario siciliano-italiano, Dalla stamperia Oretea, Palermo,
1844, vol. II, p.V.
70 Sebbene il vocabolario dello Scobar sia riconosciuto essere stato il primo in Sicilia,
nel 1500 l’agrigentino Nicolò Valla aveva pubblicato a Firenze un piccolo lessico siciliano
in latino, che avrà molte ristampe fuori dall’Isola e sarà ricordato con il nome di Vallilium.
G. Gulino, Il Vallilium di Nicola Valla, Aache, Shaker Verlad, 2000; F. Trapani, Gli antichi
vocabolari siciliani, Real Deputazione di Storia Patria, Palermo, 1941, pp. 69-84; pp. 43-
68; A. Leone, Saggio di una moderna edizione del “Vocabolario siciliano-latino” di Lucio
Cristofaro Scobar, «Bollettino del Centro di Studi filologici e linguistici siciliani», XV
(1986), pp. 206-67.
n. 47 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVI - Dicembre 2019
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)