Page 85 - Mediterranea-ricerche storiche, n. 47, dicembre 2019
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Luigi Cristoforo Scobar: un umanista spagnolo nella Sicilia del ‘500 509
gans annotatio, inserito negli Opuscola, ma di cui è autore Giovanni
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Antonio Salonia, discepolo dello Scobar e in polemica con il dotto agri-
gentino Nicolò Valla accusato, dal giovane allievo dell’umanista spa-
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gnolo, di scarsa conoscenza della lingua latina .
Accanto a questi scritti, di preminente carattere didattico e pole-
mico, che mostrano la profonda erudizione dello Scobar e il suo coin-
volgimento nei dibattiti del tempo, espressione di differenti approcci
metodologici e didattici, gli studi dell’umanista spagnolo sulla strut-
tura e l’uso e della lingua finivano con l’avere, in alcuni casi, delle
importanti implicazioni sociali e politiche. Ancora una volta i riferi-
menti costanti erano i suoi “maestri”: da una parte il Nebrija e le sue
considerazioni sullo stretto legame tra la codificazione della lingua e
l’affermazione del potere, a cui abbiamo già fatto cenno; dall’altra il
Lascaris e le sue lezioni di greco. Queste ultime, in particolare, ave-
vano permesso allo Scobar una più diretta e approfondita conoscenza
di alcuni autori classici e di personaggi del passato di cui si era persa
la memoria ma che avevano giocato un ruolo nella costruzione del
pensiero e della civiltà moderni.
All’interno di queste riflessioni una posizione di spicco veniva, così,
riconosciuta alla retorica e all’oratoria, arti essenziali in alcune profes-
sioni, prima tra tutte quella forense, ma che lo Scobar approcciava
secondo differenti prospettive. L’analisi dei retori del passato gli servì,
infatti, non solo per lo studio della lingua, della grammatica e delle tec-
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niche di comunicazione e di “persuasione” , ma anche per approfondire
Ceresa riporta il parere del Panclareno, allievo del Faraone e autore di una sua biografia,
secondo il quale la polemica sarebbe stata provocata dall’invidia e dalla gelosia dello
Scobar, la cui grammatica non aveva goduto della stessa fortuna di quella del Faraone.
Ricordiamo che riuscire a imporre nel mercato librario scolastico la propria grammatica
garantiva non solo importanti guadagni ma, soprattutto, accresceva il prestigio dell’au-
tore, dal quale potevano scaturire incarichi di insegnamento in strutture pubbliche e
presso ricchi committenti privati.
78 La famiglia Salonia apparteneva al patriziato siracusano. Giovanni Antonio com-
pare anche in un dialogo anonimo intitolato De verbis exceptae dialogus perfactus, dove
prende le parti del maestro in una polemica tra un anonimo calabrese e lo Scobar sul
corretto uso dei verbi latini “aro” e “pluo”. F. Rico, Nebrija frente a los barbaros cit.,
pp.116-120, si è soffermato sulla valenza ideologica della disputa, e sulla diversa meto-
dologia di approccio alla lingua, giudicando vecchia e superata quella del calabrese, inno-
vativa quella dello Scobar riconducibile alla scuola grammaticale spagnola e, in
particolare, al Nebrija.
79 La disputa è stata ricostruita da A. Tramontana, Polemiche linguistiche in Sicilia
cit., pp.484-492, che ritiene che entrambi i testi polemici confluiti negli Opuscola fossero
frutto di «una precisa strategia» del maestro (Scobar) e dell’allievo (Salonia), per avviare
«un sistematico smantellamento di due capisaldi della scuola siciliana del tempo», Fran-
cesco Faraone e Nicola Valla, operazione che, di fatto, sarebbe fallita.
80 Ricordiamo che in età medievale e almeno fino a tutto il ‘400, la retorica, insieme
alla grammatica e alla logica costituivano il trivium che, con il quatrivium (musica, arit-
metica, geometria e astronomia), erano alla base dell’educazione.
n. 47 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVI - Dicembre 2019
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)