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la rigidità interpretativa dei luoghi di lavoro (“bottega”, “manifattura”,
“fabbrica”) è stata oggetto di profonde revisioni . L’analisi del ruolo de-
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gli enti assistenziali all’interno dei sistemi produttivi urbani, oggetto
del presente saggio, può contribuire a illuminare altri aspetti di questi
processi, mostrando i profondi nessi fra carità e lavoro ed entrando
così all’interno delle maglie dell’economia d’antico regime.
Le pagine seguenti desiderano quindi presentare i primi risultati di
una più ampia ricerca in corso grazie all’analisi di un caso di studio
particolare: l’Istituto degli Orfani Nazzareni di Padova nella prima
metà del Seicento. La prima parte si focalizza sulla produzione tessile
nella città patavina e sull’organizzazione del lavoro prevalente fra Cin-
que e Seicento. Nella seconda, invece, sarà analizzato il ruolo dell’or-
fanotrofio scelto in questo sistema, con riferimento alla quantità e alla
qualità delle produzioni. Nella terza parte saranno considerati gli ac-
quirenti e, in particolare, i principali mercanti-manifattori coinvolti.
Nell’ultima si prenderanno in esame alcuni elementi (relazioni di la-
voro, prezzi e salari) che ci permetteranno di individuare meglio il ruolo
svolto dall’ente per l’economia urbana e di proporre alcuni spunti per
ricerche future.
1. La manifattura tessile a Padova nel primo Seicento
Fra fine Cinquecento e inizio Seicento Padova era un centro in pieno
fermento. Dal punto di vista demografico, la città aveva già recuperato
le perdite occorse con la peste del biennio 1576-1577. Il tetto delle
35.000 anime fu raggiunto già agli inizi del Seicento, con cifre che
oscillano, a seconda delle rilevazioni effettuate, attorno ai 30-36.000
abitanti . Da lì a poco, la peste manzoniana causò ancora grosse per-
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dite alla città. Nel 1632 all’interno della cinta muraria furono contate
solamente 12.122 anime, quasi un terzo rispetto a nemmeno dieci
anni prima. A dispetto di quanto avvenne in altre realtà europee, la
città riconquistò in poco tempo i livelli già toccati in precedenza, arri-
vando a 21.331 abitanti nel 1634 e a 32.714 nel 1648, anche se qui
dobbiamo includere i sobborghi che, fra l’altro, godevano di esenzioni
fiscali a seconda delle attività svolte. Gran parte di questo incremento
3 R. Ago (a cura di), Storia del Lavoro in Italia. L’età moderna. Trasformazioni e risorse
del lavoro tra associazioni di mestiere e pratiche individuali, Castelvecchi, Roma, 2018.
4 A. Caracausi, Stazi e botteghe fra regolamentazione urbana e forze di mercato (Pa-
dova, s. XVI-XVII), «Cheiron», 51, 2009, pp. 17-29; Id., La storia. I nuovi equilibri, in D.
Battilotti, G. Beltramini, E. Demo, W. Panciera, Storia dell'architettura nel Veneto. Il Cin-
quecento, Marsilio, Venezia, pp. 102-107.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVII - Aprile 2020
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)