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maggior parte dei casi in atelier esterni che si preoccupavano del ritiro
e della consegna del manufatto . Sempre all’esterno era effettuata la
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tessitura. Se si volevano produrre guarnizioni, nastri e galloni, si ri-
correva ad atelier di appositi «maestri passamaneri». Per la produzione
di cordelle (di seta o filesello) ci si serviva del lavoro a domicilio delle
«maestre da cordelle» . Rientrati nel magazzino centrale, i prodotti
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erano inviati a laboratori esterni per le operazioni di rifinitura e in se-
guito venduti al dettaglio ad altri intermediari in città o all’estero, con
vendite dirette o attraverso gli incontri fieristici. Le compagnie di cor-
delle erano caratterizzate da una maggiore dispersione della produ-
zione rispetto a quelle di panni o maglierie.
Come si è potuto vedere, l’organizzazione della produzione nella
manifattura tessile patavina era caratterizzata da un alto grado di fles-
sibilità. Un ruolo decisivo fu svolto anche dalla presenza (o meno) di
una particolare struttura corporativa. Nel caso delle lavorazioni a ma-
glia, ad esempio, queste ultime ricadevano sotto l’Università dell’arte
della lana, una corporazione “di settore” o “a ombrello”, costituita da
mercanti-manifattori e che lasciavano dunque ampio spazio alle scelte
organizzative operate da questi ultimi (l’unico divieto riguardava l’ac-
centramento della filatura). Questa forma corporativa era assai pre-
sente in molte realtà dell’Italia centro-settentrionale . Nel caso delle
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cordelle, invece, non vi era una corporazione, perché un’arte dei pas-
samaneri fu fondata solo nella seconda metà del Settecento a seguito
di problemi fra i mercanti e l’autorità fiscale in materia daziaria .
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La flessibilità organizzativa era presente anche nelle scelte che ri-
guardavano la parte centrale della produzione, ovvero la lavorazione a
maglia o la tessitura dei nastri. In questi due casi in particolare, i mer-
canti devolvevano le operazioni all’interno degli istituti caritativi citta-
dini. In questa circostanza risulta difficile parlare di semplice «lavora-
zione a domicilio», poiché le forme assunte richiamavano sempre di
17 Asp, M, b. 5, cc. 113r-115v, 27 maggio 1649, cfr. voce «trama in mano de’ tintori»;
«fileselli in mano de’ tintori».
18 Ivi, «seda in mano alle maestre».
19 G. Borelli, A reading of the relationship between cities, manufacturing crafts and
guilds in early modern Italy, in A. Guenzi, P. Massa e F. Piola Caselli (eds.), Guilds,
markets and work regulations in Italy, 16th–19th centuries, Ashgate, Aldershot, 1998,
pp. 19-31; G. De Luca, Mercanti imprenditori, élite artigiane e organizzazioni produttive:
la definizione del sistema corporativo milanese (1568-1627), in A. Guenzi, P. Massa, A.
Moioli (a cura di), Corporazioni e gruppi professionali nell’Italia moderna, Franco Angeli,
Milano, 1999, pp. 79-116; L. Mocarelli, Il sistema delle arti, in R. Ago (a cura di), Storia
del Lavoro in Italia cit., pp. 19-50.
20 A. Caracausi, Textiles Manufacturing, Product Innovations and Transfers of Tech-
nology in Padua and Venice between the Sixteenth and Eighteenth Centuries, in Karel
Davids, Bert De Munck (eds.), Innovation and Creativity in Late Medieval and Early Mod-
ern European Cities, Ashgate, Aldershot, 2014, pp. 131-160.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVII - Aprile 2020
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)