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234 Anna Pellegrino
10 anni) . Di lì a pochi anni, fra il 1907 e il 1912, alcuni provvedimenti
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legislativi avrebbero rinforzato e riordinato tutto il settore dell’istru-
zione tecnica e professionale , con un maggiore impegno dello Stato
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a supporto delle iniziative private, ma quando ormai il nostro Istituto
aveva già assunto una sua precisa fisionomia.
Il 1902 è una data molto importante anche per il nostro Istituto,
perché segna l’inizio di una seconda fase della sua vita. È da questo
momento, infatti, che coincide con la fase di ristrutturazione e riorga-
nizzazione interna, che esso inizia a individuare un preciso spazio so-
ciale per il suo operato: quei ragazzi dai 6 ai 13 anni che in teoria
avevano un obbligo scolastico (con un orario giornaliero limitato, fra
le 3 o 4 ore al giorno) ma passavano gran parte del loro tempo in
strada. L’istituto si poneva in qualche modo come sostituto delle fami-
glie, dei genitori – spesso impegnati in lavori assai duri e prolungati e
che quindi non avevano la possibilità di prestare assistenza e «control-
lare» i loro ragazzi.
A Firenze la situazione era aggravata ancora di più dal fatto che
l’ambiente della strada nei quartieri popolari cittadini era caratteriz-
zato da una mescolanza di ceti lavoratori urbani e di sottoproletariato
povero o «miserabile». Mancava un vero e proprio «quartiere indu-
striale» che venne realizzato solo più tardi, a partire dal 1916. In que-
ste condizioni anche i ragazzi delle famiglie operaie che lavoravano
nelle prime fabbriche site nei quartieri periferici o quelli delle famiglie
artigiane, spesso insediate nel centro cittadino, vivevano a stretto con-
tatto con i ragazzi dei ceti popolari urbani, molto spesso caratterizzati
da una forte presenza di disagio e devianza sociale.
L’istituto era nato non a caso nel popolarissimo quartiere di San
Frediano, il cuore popolare della città, il quartiere più povero, il più
disagiato, il più sordido e malfamato. Un quartiere in cui si diceva che
neppure la polizia si avventurasse di notte, e in cui proprio in quegli
anni, nel 1901, su 6.895 abitanti censiti nel rione dall’Ufficio Comu-
nale di Statistica (compresi quindi donne, vecchi e bambini), ben 1.030
risultavano ammoniti o sorvegliati dalla polizia. A questo stato di cose
contribuiva anche la particolare conformazione urbanistica del
28 Sulla legge Carcano sul lavoro dei minori che com’è noto fu emanata contes-
tualmente a quella sul lavoro delle donne, si veda in generale il bel volume curato da P.
Passaniti (a cura di), Lavoro e cittadinanza femminile. Anna Kuliscioff e la prima legge
sul lavoro delle donne, FrancoAngeli, Milano, 2016; in particolare all’interno del volume
si veda il saggio di M. V. Ballestrero, La legge sul lavoro delle donne e dei fanciulli, pp.
44-59 e quello di G. Silei, La legislazione europea sul lavoro femminile e minorile di inizio
secolo: un quadro comparativo, pp. 60- 73.
29 In particolare la cosiddetta Legge Cocco-Ortu (n. 414 del 30 giugno 1907), con il
suo regolamento applicativo del 1908; e la legge Nitti (n. 854 del 14 luglio 1912). Cfr. in
proposito Oltre l'assistenza cit., pp. 50-51.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVII - Aprile 2020
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)