Page 236 - Mediterranea-ricerche storiche, n. 48, aprile 2020flip
P. 236

236                                                    Anna Pellegrino


                legislativo, dato che i ragazzi frequentavano le officine interne e il loro
                lavoro era qualificato come parte del processo di formazione, e retri-
                buito in misura estremamente esigua o in parte in natura. Ma soprat-
                tutto si poteva proporre, in luogo della semplice funzione di controllo
                sociale, anche un apprendimento basato sul fare, su attività pratiche
                e operative molto concrete, che si adattavano altamente al contesto
                produttivo urbano.
                   In questo modo gli Artigianelli, e i loro dirigenti, conseguivano di-
                versi risultati. In primo luogo si dimostravano capaci di intervenire con
                una soluzione concreta, efficace e in certo grado innovativa su uno dei
                terreni cruciali della modernizzazione e dello sviluppo della città, ov-
                vero sul tema dell’artigianato di tipo nuovo che stava qualificando Fi-
                renze come la capitale dell’artigianato in Italia. In secondo luogo si
                dimostrava capace di affrontare, anche se in modo molto particolare,
                il  maggiore  nodo  urbanistico  e  sociale  della  città,  che  costituiva  al
                tempo forse la questione più dibattuta e più in vista nell’opinione pub-
                blica, grazie anche a campagne di stampa a cui parteciparono le più
                belle penne del giornalismo dell’epoca, non esclusa quella di Carlo Lo-
                renzini, più noto con lo pseudonimo di Collodi, col quale aveva firmato
                le avventure di Pinocchio. Infine, nell’ultima delle fasi che abbiamo
                esaminato, gli Artigianelli si erano dimostrati capaci di uscire dalla cit-
                tadella che si erano creati, e di espandersi nella città, distribuendo
                diverse centinaia di giovani in una rete controllata di riferimenti sicuri
                e controllati: numeri molto minori di quelli delle scuole del popolo di
                Pietro Dazzi, o del complesso delle iniziative della rete democratica e
                poi  socialista,  ma  basati  su  una  struttura  e  un  modello  formativo
                molto più robusti e strutturati.


                5. L’istituto nella città

                   In effetti dalla nostra documentazione emerge un rapporto molto
                stretto con la città e con l’humus particolare nel quale si collocava il
                mestiere artigiano. I direttori e i responsabili dei laboratori all’interno
                dell’istituto erano fra i più noti della città. Si trattava di imprese che
                si collocavano esattamente nei settori artigianali più attivi e caratte-
                rizzanti. Come ho cercato di dimostrare in un mio precedente lavoro



                fessionnelle, Lyon, 4, 5 et 6 juin 2019. Nella medesima sede mi permetto di segnalare la
                relazione della sottoscritta dal titolo Entre atelier et fabrique. La formation professionnelle
                des travailleurs italiens au début du XXe siècle, e l’articolo Entrare in fabbrica / andare
                a bottega. Modelli, percorsi e agenzie dell’accesso al lavoro a Firenze fra artigianato e
                industria (1861-1922), in «Ricerche Storiche», XLVII (2016), n. 1, p. 83-95.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVII - Aprile 2020
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
   231   232   233   234   235   236   237   238   239   240   241