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                «sottile»,  riso,  carne  di  maiale  e  un  po'  di  tabacco.  Dal  fiume  «Iomo»
                (Ishëm) arrivavano legumi, grano, riso e tabacco, oltre ad «abbondantis-
                simo» legname per le costruzioni navali (rovere e olmo), che veniva cari-
                cato da bastimenti veneti, ragusei e anche francesi per gli «arsenali» di
                Marsiglia. Durazzo rimaneva la scala principale del litorale albanese, con
                «moltiplicità» di generi, tra cui frumento, formentone (mais), riso, lana,
                cera, grana, seta grezza dalla Morea, cuoi e pellame per fodere, salonicchi,
                schiavine, cotone, olio e molto tabacco ; le merci venivano trasportate da
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                mercantili veneti diretti «in apparenza per Venezia, ma poi per dove loro
                torna più conto nelle piazze estere del Golfo». Dirimpetto a Durazzo vi era
                Cavaglia, recentemente elevata anch’essa a scala e la cui gestione era
                appaltata di anno in anno dalla sorella del sultano Mustafa III, che ne era
                la proprietaria, e alla quale concorrevano in abbondanza granaglie di ogni
                tipo; qui si potevano osservare contemporaneamente più di quaranta ba-
                stimenti «grossi navigati da dolcignotti», frammischiati a sei-sette trabac-
                coli e pièleghi bocchesi. Tra Cavaglia e Valona sfociavano altre due «fiu-
                mare», «Bastova» (Bashtovë) e «Ragusin» (forse l’odierno Lim), dove si im-
                barcavano granaglie di ogni tipo. Chiudeva l’elenco Valona, nella quale si
                caricavano, oltre alla rinomata pece, molto olio, insieme a un po’ di fru-
                mento, di lane grosse e di cordovani.
                   La frammentarietà della documentazione rende pressoché impossibile
                stabilire la frequenza del traffico bocchese con l’Albania ottomana: una
                singola nota, basata sulle fedi (patenti) di sanità, indica in 21 i bastimenti
                della sola Perasto salpati per gli scali albanesi nei dieci mesi tra il 1° gen-
                naio e il 31 ottobre del 1741, alla media di qualcosa di più di un paio al
                mese . Al di là della sua maggiore o minore frequenza, il traffico era re-
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                golato da norme precise quali il «rodolo [rotazione] della volta» di Durazzo.
                Introdotta nel 1700 per evitare abusi e incidenti, la volta stabiliva che i
                bastimenti veneti approdati per primi avessero la precedenza nel carico
                una volta disponibile la mercanzia . Come tutti i tentativi di regolamen-
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                tazione del traffico (basti pensare alle resistenze al sistema dei convogli),
                la volta sollevava malumori e proteste. Venne quindi riformata alla fine
                degli anni Venti, escludendo dall’obbligo della rotazione per buona parte
                dell’anno alcuni «effetti minuti», quali cera, cordovani, tabacco e grana; le
                lamentale tuttavia proseguirono, ma ciò nonostante essa fu riconfermata




                   23  La schiavina era un mantello di stoffa di lana grossolana. Particolarmente rinomato
                era il tabacco della zona di Alessio. R. Vitale D’Alberton, La scala di Durazzo negli anni del
                console Rosa (1705-1733), «Studi Veneziani», n.s., XXXIV (1997), p. 243 (225-245).
                   24  Asv, Csm, s. I, 560, Psc Marco Querini, 4.11.1741, all. s.d.
                   25  Analoghe precedenze si registravano tra i mercantili impegnati nella tratta degli
                schiavi e tra le unità da pesca che operavano sui banchi di Terranova. Ringrazio Silvia
                Marzagalli per avermi segnalato questo aspetto.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVII - Aprile 2020
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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