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Sanità e controllo mercantile alle Bocche di Cattaro: il lazzaretto di Castelnuovo  39


                    colare espansione dello shipping di Dulcigno. Come sottolineavano nel
                    1709 i Cinque Savi alla Mercanzia, i dulcignotti, che in passato si de-
                    dicavano «all’applicazione dell’aratro e pochi alla pirateria», «tutti ad
                    un  tratto  si  invaghirono  del  mare,  del  negotio  e  del  profitto»;  se  al
                    tempo della prima guerra di Morea, Dulcigno era «capace» di 600 «per-
                    sone», adesso aveva 3 mila «persone d’armi» (e fino a 5 mila, secondo
                    il console veneto a Durazzo); dalle originarie sedici «fuste e barche» si
                    era passati ai 150 bastimenti del 1703 e ai 300 del 1709, un centinaio
                    dei quali relativamente grandi, con portate tra le 1.000 e le 2.000 staia
                    (65-130 t.). Cogliendo l’opportunità delle contumacie a Castelnuovo e
                    approfittando  anche  dei  profitti  offerti  dal  trasporto  di  granaglie  in
                    conseguenza della carestia seguita al terribile inverno del 1708-09, i
                    dulcignotti avevano preso a trafficare con tutti i porti dell’Adriatico,
                    facendo concorrenza ai bocchesi perfino sulle rotte per Venezia, a di-
                    spetto delle esenzioni doganali a favore di questi ultimi .
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                       Nel tentativo di frenarne l’espansione, il Senato (il principale organo
                    politico della Serenissima) preferì sacrificare per il momento la crescita
                    della nuova scala. Nel 1710 vietò lo sbarco a Castelnuovo (nonché a Spa-
                    lato) delle merci provenienti via mare, riportando il lazzaretto nella sua
                    primaria funzione di sbocco delle sole merci carovaniere. Si riteneva che
                    i dulcignotti, costretti a fare rotta direttamente per Venezia, avrebbero
                    visto compromesso il loro traffico sia per l’eccessiva lunghezza del viaggio,
                    sia per le «vigorose spese e rigorose cautele delle contumacie» praticate in
                    Laguna . I dulcignotti risposero però alla sfida trasformandosi da sem-
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                    plici vettori in veri e propri mercanti, con il trasporto di mercanzie di pro-
                    prietà rivendute con profitto . Se la seconda guerra di Morea (1714-18)
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                    e la formale chiusura del porto di Venezia, nel 1721 – ordinata dalla Porta
                    per evitare incidenti e rinnovata nel 1733 su richiesta veneziana  – ridi-
                                                                                 47
                    mensionarono la loro presenza negli scali veneti, li spinsero tuttavia non
                    solo a intensificare la concorrenza ai bocchesi sulle rotte per Ancona e
                    Trieste, ma anche a concentrare il proprio impegno, come vedremo, su
                    quella tra l’Albania ottomana e Castelnuovo.







                       44  Asv, Csm, s. II, 61, Dulcignotti e scala di Durazzo, Csm 20.7.1709.
                       45  I Cinque Savi alla Mercanzia suggerivano che il Magistrato alla Sanità alimentasse
                    «di tempo in tempo li più forti sospetti» in materia di salute per colpire il traffico dulci-
                    gnotto. Asv, Sr, 157, 26.4.1710 e all. Csm e Deputati al commercio 23.4.1710.
                       46  Asv, Csm, s. II, 48, Cottimo di Durazzo, Capi di Piazza 29.6?.1714.
                       47  A. Saraçi, Il commercio adriatico di Scutari cit., pp. 61, 134.


                                                 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVII - Aprile 2020
                                                           ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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