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Sanità e controllo mercantile alle Bocche di Cattaro: il lazzaretto di Castelnuovo 35
nel 1750 . La volta trovava un corrispettivo in campo ottomano nella
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ronda, praticata a Cavaglia e negli approdi più meridionali e alla quale si
dovevano adeguare anche i bocchesi (come peraltro i sudditi ottomani si
adeguavano alla volta, nonostante la contrarietà delle proprie autorità);
oltre al diritto di precedenza, la ronda fissava anche il costo del noleggio,
attribuendo un valore prefissato a ciascun membro dell’equipaggio. Nel
1756, le locali autorità ottomane, interessate a un controllo più discre-
zionale del traffico, cercarono di abrogare sia la ronda che la volta, ma i
veneziani, sempre legati a misure che stabilizzassero le pratiche mercan-
tili, riuscirono a bloccare l’iniziativa. Un’abrogazione della ronda – almeno
a Cavaglia e Durazzo, dove era stata applicata a sua volta – deve essere
avvenuta in un periodo successivo, perché nel 1770 essa non risultava
più praticata, anche se continuava a effettuarsi in altri approdi; venne
comunque reintrodotta in seguito (forse nel 1778) e nel 1789 era di nuovo
sicuramente in vigore sia a Cavaglia che a Durazzo .
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Se l’insieme dei traffici realizzati dai bocchesi era visto con favore
dalle autorità veneziane, molto meno entusiasmo suscitava il fatto che
essi fossero protagonisti – con «gaudio particolare», come già aveva
sottolineato il Provveditore Magno – anche del commercio tra Ragusa
e Ancona, uno dei nervi scoperti della politica mercantile veneziana .
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Grazie alla loro disinvolta intraprendenza, le merci degli stati pontifici
venivano «diffuse» nell’Impero Ottomano e quelle ottomane approda-
vano ad Ancona. Che Venezia tollerasse nei fatti lo scarso patriottismo
mercantile bocchese è un indice non solo delle difficoltà nel controllo
del commercio adriatico, ma anche del desiderio di non entrare in con-
flitto con le gelose prerogative che da sempre caratterizzavano le co-
munità delle Bocche. «Ristretti…in paese sterile, sassoso e somma-
mente infelice», i bocchesi ritenevano di aver «sempre» avuto il diritto
di navigare in qualunque luogo, come confermavano molti decreti
emanati «in diversi tempi» .
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26 Asv, Senato Mar, 755, 19.8.1700 e all. Csm 11.8.1700; Csm, s. I, 557, Psc Daniele
Renier, 28.5.1723; 662, Cvd Pietro Rosa ai Deputati al Commercio 22.8.1726 e
5.7.1727; n. 19, 24.4.1729; 664, Cvd Francesco Cumano n. 178, 2.8.1750; n. 209, s.d.
[1751]; R. Vitale D’Alberton, La scala di Durazzo cit., pp. 231-233.
27 Asv, Csm, s. I, 572, Pgdm Francesco Grimani, 6.1.1756; 665, rel. Cvd Ludovico
Andrea Fontana, 11.2.1770; Proconsole a Durazzo Alessandro Alberghetti, 26.4.1781;
559, Psc Agostino Soranzo, 11.8.1778; 558, 1.8.1789, Cdg Lio Bembo, all. …8.1789,
Bembo alla Comunità di Perasto; A. Saraçi, Il commercio adriatico di Scutari cit., p. 132.
28 Uno degli scopi della creazione della scala di Spalato era stato proprio quello di fare
concorrenza alla rotta Ragusa-Ancona. Venezia intraprese una serie di guerre commerciali
contro Ragusa (e Ancona), senza però eliminarne la concorrenza. Cfr. R. Paci, La "scala" di
Spalato cit., pp. 71, 76-84; G. Poumaréde, Pour en finir avec la Croisade. Mythes et réalités
de la lutte contre les Turcs au XVI e et XVII e siècles, PUF, Paris, 2004, pp. 350-368.
29 Asv, Csm, s. I, Busta 560, Psc Vincenzo Loredan, 18.10.1725.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVII - Aprile 2020
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)