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Vincenzo Feo e il suo cotonificio                                347


                    andava  corrisposto,  sia  sulla  filatura  che  sulla  torcitura,  «un  tasso
                    fisso di lavoro, sempre nell’identica misura, qualunque sia per essere
                    l’oscillazione dei mercati e la possibile concorrenza». Infine, una volta
                    detratte le spese occorrenti per il corretto funzionamento dello stabili-
                    mento, cioè «mano d’opera, consumo di carbone, olio, anelli, cordelle,
                    tasse  governative,  compra  di  rocchetti  di  cinghe  ed  infine  di  tutto
                    quanto necessariamente occorre per l’esercizio nonché l’importo delle
                    eventuali  riparazioni  al  macchinario»,  la  rimanenza  andava  versata
                    nella Cassa della ditta Rietmann & Aellig che avrebbe provveduto ad
                    accreditare l’azienda di tali versamenti «per tenerne conto alla chiu-
                    sura di ogni anno, con un interesse del 6% annuo […] sino al totale
                    scomputo dell’avere di ciascun socio».
                       Col nuovo secolo lo stabilimento di «filatura ritorcitura e tintoria di
                    cotone» Cotonificio Catanese Vincenzo Feo & C. era in grado ormai di
                    produrre giornalmente 1500 Kg. di filati di ottima qualità , lavorando
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                    cotone,  in  massima  parte  di  provenienza  indiana,  nella  quantità  di
                    circa 50.000 Kg. al mese. Ed infine dava lavoro a 300 operai  – 28
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                    maschi adulti e 2 ragazzi sotto i quindici anni e 240 donne e 30 ragazze
                    sotto i quindici anni – che così potevano contare su una media annua
                    di 290 giorni lavorativi.
                       Ormai  il  “Cotonificio  Catanese  Feo”,  unica  grande  e  bella  realtà
                    della Sicilia, poteva figurare degnamente non solo nelle pagine della
                    locale Guida del compratore della città di Catania  ma anche nel nu-
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                    mero degli opifici nazionali. Lo accreditavano una dotazione di 2 cal-
                    daie a vapore, 2 motori a gas della potenza di 200 cavalli, 2300 fusi di
                    filatura e 1100 di ritorcitura . Non solo, ma, grazie fondamentalmente
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                    al nostro Feo, la Sicilia poteva annoverare adesso, oltre ai preesistenti
                    rami di “tessitura” (Palermo)  e di “filatura, tessitura e stampa” (Mes-
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                    sina) , anche quello di “filatura e ritorcitura”, ivi compresa, nel nostro
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                    caso, anche la “tintoria”, contribuendo così a elevare la dotazione na-
                    zionale complessiva di fusi (2.111.170 al 1900) .
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                       72  G. Collotti, I Cavalieri del Lavoro cit., p. 362.
                       73  Nel 1902 diventati 325, così suddivisi: 225 donne, 54 fanciulle e 46 maschi adulti,
                    per poi, l’anno successivo, crescere ancora di altre 25 unità (Asct, Fondo Prefettura, s.
                    I, Affari Generali, b. 382 e Corriere di Catania, 19 settembre 1903).
                       74  Galati, Catania, 1901, p. 33.
                       75  Maic, Annali di Statistica. Statistica industriale, fasc. LXIV, L’industria del cotone
                    in Italia cit., p. 50.
                       76  Veniva esercitata da tre opifici: Ricovero detto del Boccone del povero, Giuseppe
                    Gulì di Salvatore e Giuseppe Gulì di Vincenzo, con una dotazione complessiva di 36 telai
                    meccanici (ivi, pp. 79 e 121).
                       77  Trattasi dello stabilimento di Gaetano Ainis dotato di 102 telai meccanici (ivi, p.
                    104).
                       78  Ivi, p. 9.


                                                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVII - Agosto 2020
                                                           ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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