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                   Il che non poteva non attirare l’attenzione dello stesso ministro ai
                Lavori  Pubblici  on.  Nicola  Balenzano,  il  quale,  in  visita  a  Catania
                dall’11 al 13 settembre 1902, non mancò di sottolineare, tra i moderni
                stabilimenti industriali della città, l’esempio della raffineria di zolfi del
                Trewella e, per l’appunto, del “Cotonificio Feo” – divenuto oggetto, fra
                l’altro, di uno specifico servizio tramite vettura pubblica da qualunque
                punto della città  –, «nelle [cui] vaste sale, ove l’immane lavoro delle
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                macchine, diretto con cura assidua, ininterrotta, paziente da centinaia
                di operai, mai vien meno, in tutte le cose, in quantità considerevoli
                porge dei prodotti che nulla han da invidiare ai migliori delle altre fab-
                briche del continente e dell’estero» . A seguire, e cioè nel dicembre
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                successivo, arrivava il decreto reale di nomina a Cavaliere del Lavoro .
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                5. Il Cotonificio Feo e i problemi del lavoro e della cotonicoltura

                   Seppure con grave ritardo rispetto alla gran parte dei paesi europei
                – e in primo luogo, ovviamente, all’Inghilterra, dove i primi passi di
                una vera e propria legislazione sociale particolarmente attenta ai fan-
                ciulli si erano avuti già nel 1819  ‒ anche il governo italiano aveva
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                cominciato a mostrare una crescente attenzione alla promulgazione di
                una legge a tutela dei minori e delle donne in fabbrica, cioè di coloro
                che  costituivano  oltre  il  40%  dell’intera  popolazione  operaia .  Nel
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                1886,  apportando  integrazioni  e  miglioramenti  al  testo  della  prece-
                dente legge del 15 luglio 1877, si era varato – non senza vibranti pro-
                teste da parte della quasi totalità dell’imprenditoria tessile  – quello
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                   79  Il costo era di L. 1 se a un cavallo, L. 1,50 se a due cavalli (Guida turistica di
                Catania cit., p. 60).
                   80  Al termine della visita al ministro e al suo seguito «nell’ampia terrazza dello stabi-
                limento Feo vennero serviti, con signorile professione, rinfreschi e liquori» (Corriere di
                Catania,  12  settembre  1902).  Il  successivo  20  settembre,  sempre  sulle  pagine  dello
                stesso quotidiano, Aristide Pollastri, inviato de “Il Secolo” al seguito del ministro, accen-
                nava a quel «colossale stabilimento di filatura e ritorcitura di cotone del Feo, che impiega
                molte centinaia di operaie, che è un vanto dell’industria nazionale e che pare ci trasporti
                per un momento nelle plaghe più laboriose della Brianza».
                   81  R.D. 21 dicembre 1902. La proposta partì dal prefetto (Emilio Bedendo) e da tutti
                i  deputati  e  senatori  di  Catania  (www.cavalieridellavoro.it/cavaliere.php?numero_bre
                vetto=98 [Federazione Nazionale Cavalieri del Lavoro, 2005-2014]).
                   82  M. Blaug, Gli economisti classici e i Factory acts: un riesame, in R. Faucci, E. Pe-
                sciarelli (a cura di), L’economia classica. Origini e sviluppo (1750-1848), Feltrinelli, Mi-
                lano, 1976, p. 299.
                   83  G. Procacci, La classe operaia italiana agli inizi del secolo XX, «Studi storici», III
                (1962), pp. 9-11.
                   84  Il cui atteggiamento era «improntato generalmente a una totale insensibilità ed
                insofferenza di ogni limitazione alla propria autorità, spesso sconfinante nell’arbitrio.
                Nei  casi  migliori  si  può  riscontrare  un  “buon”  paternalismo,  mai  l’esplicito  ricono-



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVII - Agosto 2020
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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