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348 Domenico Ventura
Il che non poteva non attirare l’attenzione dello stesso ministro ai
Lavori Pubblici on. Nicola Balenzano, il quale, in visita a Catania
dall’11 al 13 settembre 1902, non mancò di sottolineare, tra i moderni
stabilimenti industriali della città, l’esempio della raffineria di zolfi del
Trewella e, per l’appunto, del “Cotonificio Feo” – divenuto oggetto, fra
l’altro, di uno specifico servizio tramite vettura pubblica da qualunque
punto della città –, «nelle [cui] vaste sale, ove l’immane lavoro delle
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macchine, diretto con cura assidua, ininterrotta, paziente da centinaia
di operai, mai vien meno, in tutte le cose, in quantità considerevoli
porge dei prodotti che nulla han da invidiare ai migliori delle altre fab-
briche del continente e dell’estero» . A seguire, e cioè nel dicembre
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successivo, arrivava il decreto reale di nomina a Cavaliere del Lavoro .
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5. Il Cotonificio Feo e i problemi del lavoro e della cotonicoltura
Seppure con grave ritardo rispetto alla gran parte dei paesi europei
– e in primo luogo, ovviamente, all’Inghilterra, dove i primi passi di
una vera e propria legislazione sociale particolarmente attenta ai fan-
ciulli si erano avuti già nel 1819 ‒ anche il governo italiano aveva
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cominciato a mostrare una crescente attenzione alla promulgazione di
una legge a tutela dei minori e delle donne in fabbrica, cioè di coloro
che costituivano oltre il 40% dell’intera popolazione operaia . Nel
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1886, apportando integrazioni e miglioramenti al testo della prece-
dente legge del 15 luglio 1877, si era varato – non senza vibranti pro-
teste da parte della quasi totalità dell’imprenditoria tessile – quello
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79 Il costo era di L. 1 se a un cavallo, L. 1,50 se a due cavalli (Guida turistica di
Catania cit., p. 60).
80 Al termine della visita al ministro e al suo seguito «nell’ampia terrazza dello stabi-
limento Feo vennero serviti, con signorile professione, rinfreschi e liquori» (Corriere di
Catania, 12 settembre 1902). Il successivo 20 settembre, sempre sulle pagine dello
stesso quotidiano, Aristide Pollastri, inviato de “Il Secolo” al seguito del ministro, accen-
nava a quel «colossale stabilimento di filatura e ritorcitura di cotone del Feo, che impiega
molte centinaia di operaie, che è un vanto dell’industria nazionale e che pare ci trasporti
per un momento nelle plaghe più laboriose della Brianza».
81 R.D. 21 dicembre 1902. La proposta partì dal prefetto (Emilio Bedendo) e da tutti
i deputati e senatori di Catania (www.cavalieridellavoro.it/cavaliere.php?numero_bre
vetto=98 [Federazione Nazionale Cavalieri del Lavoro, 2005-2014]).
82 M. Blaug, Gli economisti classici e i Factory acts: un riesame, in R. Faucci, E. Pe-
sciarelli (a cura di), L’economia classica. Origini e sviluppo (1750-1848), Feltrinelli, Mi-
lano, 1976, p. 299.
83 G. Procacci, La classe operaia italiana agli inizi del secolo XX, «Studi storici», III
(1962), pp. 9-11.
84 Il cui atteggiamento era «improntato generalmente a una totale insensibilità ed
insofferenza di ogni limitazione alla propria autorità, spesso sconfinante nell’arbitrio.
Nei casi migliori si può riscontrare un “buon” paternalismo, mai l’esplicito ricono-
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVII - Agosto 2020
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)