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Ruolo e implicazioni della politica annonaria a Lucca in età moderna  621



             a causa delle già citate trasgressioni compiute nel commercio di pane
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             non statale, vino forestiero e cibi cotti .
                Di fronte a tale situazione, è allora possibile ipotizzare che dietro a
             molte accuse segrete nei loro confronti si nascondessero in realtà gli
             osti della città e delle Sei Miglia, i soli che avevano il diritto di rifornire
             la clientela con piatti caldi. È probabile che fossero proprio questi
             ultimi, nel tentativo di ostacolare la concorrenza sleale esercitata da
             quei cantinieri che in maniera clandestina gestivano lo stesso tipo di
             attività oppure offrivano lo stesso genere di servizi, ad aver tutto l’in-
             teresse nel denunciarne abusi e irregolarità per salvaguardare la pro-
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             pria categoria e il proprio lavoro .
                Tali rimostranze si fecero particolarmente frequenti a fine Seicento,
             quando il fenomeno della vendita abusiva di cibi cotti e pane privato
             assunse dimensioni davvero preoccupanti: nel 1694 si arrivò a calco-
             lare che il numero delle licenze invendute per aprire un’osteria, nel
             corso  dell’ultimo  decennio,  era  arrivato  a  90,  mentre  nel  1695  il
             governo fu costretto a prendere atto della chiusura, a causa anche degli
             scarsi profitti legati alla concorrenza effettuata illecitamente dai risto-
             ratori abusivi, dei due principali esercizi pubblici di Lucca, ossia l’oste-
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             ria del Biancone e l’osteria della Stella .
                L’accenno a simili vicende dà modo di tornare a riflettere sul com-
             portamento dell’aristocrazia cittadina, dalle cui file generalmente pro-
             venivano  i  padroni  delle  cantine,  delle  osterie  e  di  ridotti  pubblici
             analoghi. Si tratta di un argomento di non facile valutazione, vista
             soprattutto l’assenza di documenti specifici in merito; un argomento
             che tuttavia, nell’ottica di una ricostruzione storica del sistema anno-
             nario lucchese, riveste un notevole interesse, in quanto lascia intrave-
             dere  la  vischiosità  delle  relazioni  quotidiane  che  normalmente
             intercorrevano tra i membri del patriziato locale, ossia gli uomini che
             legiferavano e governavano, e gli attori sociali protagonisti delle infra-
             zioni nel commercio alimentare.
                Come detto, però, non esiste alcuna traccia archivistica in grado di
             segnalare efficacemente quali fossero, ad esempio, i rapporti tra i nobili
             e i loro cantinieri. Non è possibile cioè sapere se i primi fossero o meno
             a conoscenza delle eventuali infrazioni commesse dai secondi, se ne
             fossero contrariati oppure se le accettassero con sostanziale indiffe-
             renza, o ancora se ne risultassero i veri promotori, traendo così un van-
             taggio economico personale dalle trasgressioni di quelle leggi sul pane,




                86  Asl, Balia sopra le Cantine e i Fornai, n. 2 (21 e 25 agosto 1695); n. 3 (8 giugno, 26
             luglio e 24 agosto 1701); n. 4 (18 agosto 1703); n. 5 (25 luglio 1704, 14 ottobre 1707).
                87  Asl, Offizio sopra le Entrate, n. 146, II, cc. 113r-114v.
                88  Cfr. R. Mazzei, La società lucchese cit., pp. 120-121.


             n.41                         Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIV - Dicembre 2017
                                                      ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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