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622 Matteo Giuli
sul vino e sui pasti caldi che loro stessi in precedenza avevano magari
approvato tra i banchi del governo. Sarebbe tuttavia ingenuo pensare
che i patrizi lucchesi, padroni di terre e proprietari di cantine e osterie,
rimanessero totalmente all’oscuro della maniera in cui venivano gestiti
i loro beni e i loro esercizi; anzi, che essi ignorassero le trasgressioni
che spesso erano compiute costituisce, nella maggior parte dei casi,
un’ipotesi pressoché improbabile.
A tal proposito bisogna semmai aggiungere che, a seguito di una
legge del 1677, gli illeciti relativi all’amministrazione delle cantine e al
contrabbando del vino forestiero furono sottoposti allo strumento del
discolato, una sorta di ostracismo che in simili casi prevedeva, come
pena massima, una multa di 150 scudi se i trasgressori fossero stati
nobili o comunque cittadini, di 25 scudi e «due tratti di corda» se fos-
sero stati «contadini e servitori», e di 25 scudi e un mese di carcere se
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invece si fosse trattato di «serve» . Anche questi discolati, da effet-
tuarsi ogni due mesi all’interno del governo, mediante la distribuzione
tra i suoi membri di cartoncini timbrati e anonimi (le così dette polize)
su cui doveva essere annotato «tutto ciò che [fosse] a loro notitia circa
le predette transgressioni», compreso il nome dei relativi protagonisti,
paiono in effetti emblematici della densa compenetrazione di ruoli
pubblici e interessi privati che caratterizzava il sistema annonario luc-
chese.
Attraverso il loro impiego, infatti, i nobili che governavano lo Stato
avevano l’opportunità di denunciare tutti quei reati commerciali che
accadevano nelle cantine situate in città e nelle Sei Miglia, oppure in
esercizi pubblici analoghi, di cui loro stessi o i loro familiari erano in
larga parte gli effettivi proprietari. In tal modo l’aristocrazia locale
diventava inquisitrice di se stessa, in una sorta di autoreferenzialità
politico-giudiziaria che testimonia di nuovo l’estrema vischiosità della
società lucchese di Antico Regime. Ne scaturì, appunto, un meccani-
smo di autogestione di questi stessi esercizi diretto da parte del ceto di
governo, con tutto quel nebuloso ventaglio di possibilità commerciali,
dall’alleanza vera e propria alla concorrenza combattuta a colpi di
discolati più o meno veritieri o calunniosi, che ne poteva conseguire,
condizionando da vicino il funzionamento effettivo del sistema anno-
nario della Repubblica.
89 Asl, Consiglio Generale, n. 156, pp. 131-139; n. 397, pp. 154-157; Asl, Pubblici
banditori, n. 75 (bandi del 27 novembre 1681 e 27 maggio 1684).
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIV - Dicembre 2017 n.41
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)