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624 Matteo Giuli
commerciale – potevano essere accettate soltanto se non avessero pre-
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giudicato gli interessi pubblici . Tutto ciò condizionò, per l’intera Età
Moderna, l’atteggiamento del patriziato locale di fronte alle occasioni
che di volta in volta si presentarono per adeguare i vecchi schemi legi-
slativi, di per sé legati alla necessità politica della quiete interna,
rispetto ai mutamenti socio-economici in atto; una prudenza che
comunque alla lunga si dimostrò funzionale, almeno in rapporto al fon-
damentale obiettivo della conservazione della libertas repubblicana,
permettendo a Lucca di resistere e sopravvivere entro un sistema ormai
dominato, su scala continentale, dalle grandi monarchie e dagli imperi.
I principî etico-politici alla base del suo mercato annonario, inoltre,
evitarono che la vischiosa compenetrazione locale tra interessi privati
e ruoli pubblici – conseguenza inevitabile di un ceto di governo che
faceva affari nel commercio, nella finanza, nella proprietà immobiliare
e nella produzione agricola – sfociasse nell’aperta preponderanza dei
primi sui secondi. In effetti, allorché questa latente compenetrazione
rischiava di trasformarsi in aperta contrapposizione, a prevalere furono
sempre le esigenze dello Stato e della sua libertas, rispetto a cui gli
interessi particolari dei singoli nobili in qualità di mercanti-imprendi-
tori-proprietari venivano per lo più subordinati, se non addirittura
ostacolati. Le ragioni che portarono alla rottura nei rapporti tra l’ari-
stocrazia locale e il vescovo Franciotti, fino all’interdetto del 1640, evi-
denziando il duplice ruolo che inquadrava il sistema alimentare
lucchese come strumento e obiettivo del potere oligarchico, lo hanno
dimostrato con chiarezza.
È altresì vero che, rispetto al primario obiettivo della conservazione
politica della Repubblica, l’annona a Lucca non assunse una valenza
strategica soltanto dal punto di vista del controllo sociale. Essa infatti
– soprattutto in riferimento a questioni decisive come la circolazione
dei cereali, il monopolio statale sul commercio del pane, la rigida distin-
zione tra cantine e osterie, e la diffusione del sale dalla città verso il
contado – si manifestò anche come un imprescindibile strumento di
fiscalità, spesso funzionante attraverso meccanismi di coazione distri-
butiva quali i repartimenti forzati e le levate obbligatorie.
È soprattutto per quest’ultima funzione se gli episodi di contrab-
bando rappresentarono un problema molto urgente dal punto di vista
finanziario, essendo i loro effetti assolutamente deleteri per le casse
dello Stato. La lunga e irrisolta serie di contrasti che a Lucca vide con-
trapposti governo e clero per il problema della panificazione venale,
92 Cfr. R. Sabbatini, L’innovazione prudente. Spunti per lo studio di un’economia d’an-
cien régime, Le Lettere, Firenze, 1996, pp. 83-89.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIV - Dicembre 2017 n.41
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)